Il Satanismo

di Andrea Menegotto

1. Il quadro: satanismo e satanisti

Il satanismo1 è un fenomeno che desta attenzione e preoccupazione in numerosi ambienti. Nella letteratura giornalistica è spesso confuso con fenomeni diversi come la neo-stregoneria, il neo-paganesimo2 , la magia cerimoniale e la corrente «thelemita» che trae origine dal controverso magista anglosassone Aleister Crowley (pseudonimo di Edward Alexander, 1875-1947), il quale, per quanto non satanista e, anzi, polemico con i satanisti − benché spesso confuso o addirittura consideratone il «padre» − rimane una fonte continua d’ispirazione per tutto il satanismo3 . Ancora, per i mass media qualsiasi ritrovamento di residui rituali (candele rosse o nere, pupazzi, calici, bevande…) è spesso immediatamente riferito al satanismo, mentre potrebbe trattarsi appunto di altre forme di magia o religiosità a volte oggi veicolata dal mondo dell’immigrazione soprattutto sud-americana: è il caso dei culti afro-brasiliani come il candomblé, la macumba e l’umbanda, afro-haitiani quali il vudù e afro-cubani quali la santeria4 , da cui va invece rigorosamente distinto. Inoltre, anche se la confusione è comune ancora una volta nelle indagini giornalistiche, il satanismo è un fenomeno diverso dalla possessione diabolica. Certo, gli esorcisti riferiscono che una frequentazione di gruppi satanisti può diventare, per talune persone, una porta aperta alla possessione. I due fenomeni sono però sostanzialmente diversi: mentre il satanista «cerca» il diavolo con invocazioni, riti, uno stile di vita che esprime la sua sottomissione al principe di questo mondo, il posseduto viene «trovato» dal diavolo senza che necessariamente lo ricerchi e lo veneri. Infatti, gli esorcisti riferiscono ugualmente casi di possessione o di ossessione diabolica di cui sono vittima persone che non hanno mai avuto a che fare con l’occulto, e perfino buoni cristiani.

Il satanismo in senso stretto è un movimento che si interessa al personaggio chiamato diavolo o Satana nella Bibbia, e ne fa il punto di riferimento principale della sua ritualità. Satana può essere considerato in due maniere:
1. come uno stato di coscienza superiore dell’uomo, come nel satanismo «razionalista», che talora tende verso l’ateismo militante;
2. come un personaggio preternaturale; è il caso del satanismo «occultista».

Occorre peraltro rilevare che la centralità di Satana nel discorso e nel rituale (diversa da qualche semplice riferimento metaforico di carattere anticristiano, che si ritrova in numerosi gruppi) è essenziale perché si possa parlare di satanismo.
Da questo punto di vista, possiamo chiamare «para-satanismo» una serie di fenomeni che hanno elementi in comune con il satanismo, ma a rigore non ne fanno parte. In particolare:

  • il folklore della malavita organizzata e della prostituzione, dove spesso il demonio è assunto a simbolo della violazione e della sfida alla legge. Talora la malavita e le prostitute si associano a maghi a pagamento a loro volta non estranei a una subcultura ai margini della legge in cerimonie in cui si invoca il diavolo per assicurare il successo di imprese criminose, dove è difficile dire quanto vi sia di puramente simbolico e quanto di reale riferimento al demonio. Le indagini sul caso del cosiddetto «mostro di Firenze» hanno mostrato, a questo proposito, come i «compagni di merende» che la giustizia ha ritenuto responsabili dei delitti del «mostro» si associassero a prostitute, maghi a pagamento e malavitosi in rituali di questo genere;
  •  in secondo luogo, un riferimento «satanico» è talora presente nelle attività di pervertiti sessuali, lecite oppure illecite dal punto di vista del diritto penale, che ritengono di trarre un qualche elemento di eccitazione in più dall’uso di una simbologia satanica, certamente simbolo di trasgressione. D’altro canto, in casi che rientrano certamente nella criminalità, alcuni pervertiti che cercano di adescare minorenni sanno perfettamente che invitarle in un club di adulti per esperienze sessuali difficilmente darà risultati, mentre un certo tipo di minorenne sarà più facilmente adescata dall’invito a partecipare a un «rito satanico» da parte di qualcuno che si farà magari chiamare «reverendo»,
    ma i cui effettivi collegamenti con il satanismo saranno spesso inesistenti. Il riferimento al satanismo è qui semplicemente in funzione di un’operazione criminale.

2. Il proto-satanismo
Limitandoci solo a qualche rapido accenno su quello che possiamo definire il proto-satanismo, notiamo che il satanismo si manifesta per la prima volta nel gruppo attivo ai margini della corte del re di Francia Luigi XIV (1638-1715) intorno a Catherine La Voisin (†1680). Con l’aiuto di un sacerdote cattolico rinnegato, l’abbé Étienne Guibourg (1603-1683), la La Voisin organizza per dame di corte, fra cui Françoise Athénaïs, marchesa de Montespan (1641-1707), favorita del re, le prime «Messe nere» (l’espressione nasce appunto in questa occasione) nelle quali il Diavolo è adorato per ottenere favori o vantaggi materiali. Sembra che, almeno in qualche occasione, siano anche sacrificati dei bambini. Dopo la scoperta, la repressione – affidata a un tribunale speciale detto «Camera ardente» – si arresta per timore di indagini troppo approfondite sulle dame di corte: la La Voisin è comunque condannata a morte, mentre Guibourg muore in carcere. Questo episodio scandaloso ma circoscritto acquista un’enorme notorietà europea grazie alle gazzette, in un’epoca in cui la stampa comincia a diventare socialmente importante. Così sorgono, sia pure in proporzioni modeste, imitatori. «Messe nere» e altre cerimonie sataniche sono celebrate nel Settecento in Italia – nel Ducato di Modena, ai margini più discutibili dell’eresia quietista –; in Inghilterra, fra i libertini che si riunisconoall’abbazia di Medmenham intorno a sir Francis Dashwood (1708-1781), che danno tuttavia al satanismo un’impronta ludica, razionalista e anti-clericale; e forse in Russia, dove peraltro le fonti sono scarse.
Vale pure la pena di ricordare che nel romanzo-saggio Là-bas («Nell’abisso»)5 di Joris-Karl Huysmans (1848-1907) è inserita la più famosa descrizione letteraria di una «messa nera», che è servita da modello a numerosi satanisti in carne e ossa del Novecento. Si sa oggi che nel romanzo Huysmans, funzionario al Ministero dell’Interno francese, benché non sia stato un satanista ma solo sedotto dal mistero e assiduo frequentatore di bordelli, ha utilizzato – certo rielaborandone – informazioni, di cui aveva senz’altro conoscenza diretta, relative alle esperienze negli ambienti satanisti anche tramite la sua amica appassionata di esoterismo Berthe Courrière (Caroline-Louise-Victorine Courrière, 1852-1917) e altre dubbie frequentazioni. La messa, che si celebrava in una vecchia cappella gentilizia alla presenza di dame della buona società e omosessuali con eretto sopra il tabernacolo un Cristo derisorio, infame e nudo con le «parti immonde» maschili in erezione, inizia con il canonico Docre (che nel romanzo di Huysman è un prete sacrilego e satanista) che fa il suo ingresso «con la testa ornata di un cappello scarlatto sul quale si drizzavano due corna di bisonte di stoffa rossa», nonché nudo sotto i paramenti liturgici. A questo punto inizia la liturgia ricalcando al contrario il cerimoniale cattolico e farcendolo con bestemmie, ingiurie, inneggi a delitti, aborti, torture, stupri, polemiche sulla Santa Sede, ecc. Dopodiché questi urina su un’ostia, la getta per terra e alcune donne se ne cibano, dando così inizio a un’orgia a cui partecipano uomini donne, bambini e vecchi, fra graffi, bestemmie e sputi. A questo punto trascina via la Chantelouve (che quasi sicuramente si identifica per la Courrière) e le estorce un ultimo rapporto sessuale6
Da Là-bas in avanti lo schema della «messa nera» è rimasto lo stesso¸ c’è stata certamente un’influenza di testi di Aleister Crowley (benché Crowley, come abbiamo accennato, non si dichiarasse satanista e disprezzasse i satanisti) e pure una certa «americanizzazione», benché non si debbano confondere i rituali pubblici vendita nelle librerie con quelli più interni alle principali organizzazioni mondiali. Ma lo schema, almeno per il satanismo organizzato, rimane quello di Huysmans.

3. Il satanismo contemporaneo
Il satanismo contemporaneo nasce con un regista underground di Hollywood, Kenneth Anger (pseudonimo di Kenneth William Anglemyer, [1927-]), e con il suo amico Anton Szandor LaVey (pseudonimo di Howard Stanton Levey, 1930-1997), fondatori nel 1961 di un’organizzazione chiamata Magic Circle e nel 1966 della Chiesa di Satana.
I primi anni della Chiesa di Satana di LaVey sono quelli del maggiore successo giornalistico, grazie all’adesione di personalità di Hollywood, che permette di raccogliere qualche migliaio di aderenti in diversi paesi del mondo. La Chiesa di Satana è peraltro piagata, sin dalle sue origini, da problemi interni ed esterni.
All’interno si sviluppa una tensione tra il satanismo «razionalista» di LaVey, che – pure con qualche concessione alla magia e all’occulto – interpreta sostanzialmente Satana come l’«indulgenza in luogo dell’astinenza», il simbolo di una rivolta razionalista e atea contro la religione e la morale, e un’ala «occultista», il cui leader è il luogotenente stesso di LaVey, Michael Aquino (all’epoca colonnello dell’esercito americano, specializzato in guerra psicologica e disinformazione).
Queste tensioni porteranno nel 1975 allo scisma di Aquino, che fonderà il Tempio di Set, che costituisce oggi la maggiore espressione del satanismo organizzato su scala internazionale, mentre la Chiesa di Satana, sopravvissuta con difficoltà alla morte di LaVey nel 1997 e alle successive dispute anche giudiziarie sulla sua eredità, recluta aderenti soprattutto per corrispondenza.
Sempre negli anni sessanta Robert de Grimston Moor (1935-) e la moglie Mary Ann Maclean (1931- 2005) fondano a Londra The Process, un’organizzazione (oggi scomparsa) costruita intorno a una teologia «luciferiana» particolarmente sofisticata.
Sul piano esterno, gli omicidi commessi da aderenti alla comunità raccolta attorno a Charles Manson, La Famiglia, nel 1969, e il successivo clamoroso processo del 1972 procurano inizialmente un’ampia pubblicità al satanismo, ma ultimamente determinano una forte reazione sociale. Gli specialisti del caso Manson concordano oggi sul fatto che gli elementi «satanici» della sua comunità sono stati introdotti in gran parte da un Manson intento a reinventarsi come personaggio più importante di quanto non fosse in realtà mentre si trovava in carcere, dopo gli omicidi, e prontamente utilizzati dal rappresentante della pubblica accusa, il procuratore Vincent Bugliosi, per costruirsi a sua volta una importante fama politica (e più tardi letteraria).
Il caso Manson tuttavia convince l’opinione pubblica americana che i satanisti non sono degli eccentrici innocui, ma possono essere collegati alla violenza e all’omicidio.
Ne nasce la maggiore ondata di anti-satanismo della storia moderna, che va dal 1980 al 1990. In questa ondata si inseriscono psichiatri e psicologi, i quali credono alla realtà fattuale dei racconti dei loro pazienti (chiamati survivors, «sopravvissuti») che, sotto ipnosi, ricordano di avere subito violenze sataniche (in genere a sfondo sessuale). Agli stessi racconti, che lascerebbero intendere l’esistenza di un vasto network di abusi rituali satanici, perpetrati soprattutto su bambini, da organizzazioni di satanisti clandestini e insospettabili, prestano fede anche ambienti protestanti fondamentalisti e – particolarmente in Inghilterra – organizzazioni di assistenti sociali.
Come spesso avviene in occasione delle ondate di anti-satanismo, i resoconti relativi all’esistenza di «abusi rituali satanici» − i quali provengono da «memorie ritrovate» sul lettino dello psicoterapeuta dopo molti anni, o da incerte testimonianze di bambini più o meno «istruiti» da assistenti sociali − sono accolti con crescente scetticismo. Nel 1994 due rapporti ufficiali (uno inglese, commissionato dal governo alla sociologa Jean La Fontaine7, e uno statunitense del National Center of Child Abuse and Neglect) danno un colpo fatale alla credibilità della tesi relativa all’esistenza di «abusi rituali satanici». Secondo il rapporto americano, su dodicimila denunce di presunti abusi rituali satanici «neppure un solo caso ha potuto essere
sostenuto da prove», anche se in un piccolo numero di casi si è potuto stabilire che «singoli pedofili isolati o coppie (ma non organizzazioni) dichiarano di avere rapporti con Satana o usano questa pretesa per spaventare le vittime». L’ondata di anti-satanismo dei primi anni 1990 sembra essere cessata verso la fine del decennio.
Come sempre, per l’effetto «pendolare», tipico della storia del satanismo, si è resa così possibile la nascita di nuovi gruppi satanisti.
In ritardo rispetto all’ondata verificatasi nei paesi dell’area anglosassone, un caso di presunti «abusi rituali satanici» si è avuto anche in Italia e ha tragicamente coinvolto un sacerdote cattolico della diocesi di Modena-Nonantola: don Giorgio Govoni (1941-2000), accusato da alcuni bambini – ma in realtà da psicologhe e assistenti sociali dell’Azienda Sanitaria Locale (ASL) di Mirandola (in provincia di Modena), le quali affermano di interpretare i racconti dei bambini – di organizzare riti satanici in cui si abusa sessualmente dei piccoli. Il sacerdote, processato nel 2000, muore letteralmente di crepacuore poche ore dopo l’arringa del pubblico ministero che lo riteneva colpevole. Dopo che i giudici di primo grado avevano mostrato di credere alla realtà dei riti satanici condannando altri imputati, sia i giudici di appello nel 2001 sia la Corte Suprema di Cassazione, nel 2002, hanno demolito la ricostruzione dei presunti riti satanici proposta dall’equipe della ASL di Mirandola, riabilitando il sacerdote che da parte loro il vescovo e la diocesi avevano sempre difeso8.

4. Il satanismo organizzato in Italia9
A dispetto delle cifre molto maggiori fornite spesso dai mass media, i gruppi di satanisti organizzati non radunano una percentuale significativa della popolazione italiana, anche se l’esperienza vissuta può naturalmente essere seria e grave per le persone coinvolte. Si tratta, dunque, di un fenomeno spesso sopravvalutato, che interessa in realtà solo qualche migliaio di persone nel mondo intero (non più di cinquemila). Le organizzazioni più importanti si trovano, oltre che in Italia, negli Stati Uniti, Spagna, Scandinavia, Grecia, Russia, Australia e Nuova Zelanda, con qualche presenza anche in Germania e in Francia. Occorre qui guardarsi, in particolare, dal prendere per buone le statistiche fornite da alcune delle organizzazioni sataniste
più «pubbliche», come la Chiesa di Satana californiana, che fanno riferimento a indirizzari dove sono registrati anche i semplici curiosi che si sono limitati a inviare una lettera di richiesta di informazioni al movimento,e non a veri e propri «membri».
Il satanismo organizzato (o degli adulti) si articola in gruppi che hanno una continuità dottrinale e rituale, capi identificabili, sedi, talora anche pubblicazioni, magari un testo di riferimento e talvolta tessere di appartenenza, composti da adulti in genere benestanti, dediti a rituali discutibili e ripugnanti, ma che in genere non violano le leggi vigenti. Il fatto che i capi siano adulti, o giovani adulti, non esclude che alle attività o ai riti possono partecipare anche giovani e giovanissimi.
Le statistiche sul satanismo organizzato possono essere ricostruite in modo piuttosto preciso, poiché è praticamente impossibile che un gruppo organizzato sfugga completamente al rilevamento da parte degli specialisti o degli organi di polizia. Una stima degli aderenti ai gruppi organizzati di satanismo in Italia (riferita al 2010 e invariata almeno nell’ultimo quinquennio), giunge a contare meno di 200 membri, suddivisi complessivamente in alcune organizzazioni: le due Chiese di Satana di Torino (l’una di orientamento occultista e l’altra razionalista), i Bambini di Satana , con sede a Bologna, e alcuni gruppi minori (Eletti di Satana, Loggia Nera, 666 Realtà Satanica). Altri gruppi – dopo un periodo di notorietà alle cronache – paiono invece avere cessato l’attività. È questo il caso del Tempio di Pan (chiamato dapprima Impero Satanico La Luce degli Inferi, poi Chiesa del Grande Ordine di Satana), un gruppo «luciferiano» (per cui, cioè, Satana è in realtà una personificazione del Bene e della conoscenza) il cui fondatore, che si faceva chiamare Maestro Loitan e operava nell’Italia centrale, ha deciso nel 1998 di sciogliere il movimento e di convertirsi al cattolicesimo. Anche la CEDG (Confraternita di Efrem del Gatto), detta talora anche Chiesa Nera Luciferina o Luciferiana, attiva a Roma fin dal 1980, sembra avere cessato l’attività dopo la morte nel 1996 del suo fondatore Efrem Del Gatto (pseudonimo di Sergio Gatti, 1945-1996), e aveva del resto sempre tenuto a presentarsi come gruppo «luciferiano» e non «satanista», nel senso che considerava appunto Satana un simbolo del bene e non del male. La rivista Black Star dietro a cui agiva – o dichiarava di agire – un gruppo Satanael – Universale Fratellanza della Luce Nera a Santeramo in Colle (Bari) sembrerebbe pure avere cessato le pubblicazioni.
Fra i già citati gruppi ancora attivi si segnalano in particolare: – La Chiesa di Satana (razionalista) di Torino si è formata fra il 1968 e il 1970 in seguito a contatti con la Chiesa di Satana californiana di LaVey. È attiva da più di trent’anni, grazie alla sua estrema riservatezza: i contatti con i giornalisti sono stati sistematicamente rifiutati, e il numero massimo di aderenti, nel corso della storia di questa formazione, ha sfiorato il centinaio. I fondatori erano già in rapporto con massonerie «di frangia» e con altri gruppi occultisti (ma non satanici), guarda caso, dediti alla magia sessuale. Il rituale centrale è la «messa nera», in una variante che ha al suo centro la consumazione dell’amrita (l’espressione è di origine tantrica, ma è giunta a questo gruppo, anche questa volta, attraverso Crowley), una mistura di secrezioni sessuali che viene ingerita durante la cerimonia.
– La seconda Chiesa di Satana (occultista) di Torino ha lo stesso nome della prima, ma appartiene al filone occultista, abbracciando la concezione di Aquino. Diffidente nei confronti di LaVey, ha cercato contatti con organizzazioni sataniste francesi e ha interpretato letteralmente le raccolte di leggende folkloriche sul Diavolo dello scrittore francese Claude Seignolle (nato nel 1917),, con cui ha avuto rapporti negli anni 1970. Anche questo gruppo – che celebra talora i suoi riti all’aperto, nelle campagne fuori Torino – ha al centro delle sue attività la «messa nera», con elementi di magia sessuale, si è ridotto a pochi elementi e mantiene un’estrema riservatezza nei rapporti con la stampa.
– I Bambini di Satana costituiscono una forma a metà strada fra i gruppi degli adulti (con cui hanno in comune una struttura organizzativa più elaborata) e i gruppi giovanili, di cui diremo a breve. Il gruppo è stato fondato nel 1992 da Marco Dimitri, un personaggio molto più giovane degli altri dirigenti di gruppi satanisti italiani. Dimitri ha deciso di sfruttare i media, comparendo spesso in televisione dove è stato trattato con ironia dai conduttori di talk show, ma nello stesso tempo si è fatto pubblicità. Ha una lista di seicento «corrispondenti», ma si tratta di un indirizzario che comprende anche semplici curiosi. Le persone che hanno avuto un qualche reale contatto con i Bambini di Satana – che hanno i gruppi principali a Bologna, in provincia di Forlì, tra Rimini e Riccione, a La Spezia e nel Pesarese – non sono mai stati più di duecento. Il gruppo celebra rituali in case abbandonate e chiese sconsacrate, e ha un tempio a Bologna completo di tende nere, maschere diaboliche, teschi e statue del Diavolo. Accanto alla «messa nera», Dimitri celebra la «messa rossa», che ha un contenuto ancora più direttamente sessuale. I Bambini di Satana hanno un testo
sacro, il Vangelo Infernale, che è per una buona metà una descrizione di rapporti sessuali di tutti i generi, in un linguaggio che ricorda i giornali pornografici, mentre per un’altra parte comprende un elenco di nomi di demoni e un manuale di evocazione. Le idee dei Bambini di Satana oscillano fra satanismo razionalista e occultista.
Il gruppo di Dimitri ha attirato l’attenzione della polizia nel 1992 e nuovamente nel 1996, quando Dimitri è stato arrestato e ripetutamente accusato di violenza carnale, finendo però per essere assolto sia in primo grado nel 1997 sia in appello nel 2000. Dopo l’assoluzione del 2000, Dimitri ha ripreso le sue attività, benché l’arresto e la detenzione abbiano ridotto le dimensioni del suo gruppo.

5. Il satanismo giovanile o «selvaggio»
All’inizio dell’estate del 2004 il tranquillo Varesotto è stato scosso dal ritrovamento dei corpi dei giovanissimi Fabio Tollis (1982-1998) e Chiara Marino (1979-1998), alla cui vicenda si accompagna anche quella dell’efferata uccisione di Mariangela Pezzotta (1977-2004) . Altre piste d’indagine si sono in seguito aperte, volte ad accertare possibili connessioni fra i citati delitti ed altri casi di scomparse e morti misteriose di giovani verificatisi nella laboriosa e verde area fra il Varesotto e l’Alto Milanese, zona e territorio di caccia del gruppuscolo denominatosi «Bestie di Satana»10.
Le cronache giornalistiche hanno a lungo parlato di un «terzo livello», ovvero di un singolo personaggio o di un gruppo di insospettabili che avrebbero rappresentato la mente dell’organizzazione, di cui gli accusati dei delitti a sfondo satanico rappresenterebbero quindi solamente il braccio operativo, tuttavia non si può mancare di notare come la retorica − si passi l’espressione − del «grande vecchio» accomuni la vicenda delle «Bestie di Satana» con quelle del cosiddetto «mostro di Firenze», dove parimenti si ipotizza la peraltro, almeno fino ad ora, mai dimostrata partecipazione ai delitti dei soliti insospettabili con interessi di tipo magico. V’è da notare in ogni caso che le tragiche vicende recenti trovano da sé, e al di là di qualunque congettura, un’agevole chiave di lettura in un modello che gli studiosi di fenomeni magici e del satanismo contemporaneo hanno sviluppato ormai da anni. Il clamore della cronaca, in questo e in altri casi, non dovrebbe perciò far perdere di vista alcuni importanti punti fermi per comprendere un fenomeno certamente preoccupante e drammatico, ma che richiede di essere inquadrato nella sua realtà vera e non presunta, poiché solamente comprendendo chi realmente sono i satanisti la società potrà sviluppare risposte e soluzioni
adeguate.
Un grosso rischio è quello di condurre l’opinione pubblica verso il «panico morale», per usare le parole del sociologo e criminologo Philip Jenkins11 . Il concetto di «panico morale» fu sviluppato negli anni 1970 per spiegare come alcuni problemi sociali, caratterizzati sia nella rappresentazione mediatica sia nelle istituzioni politiche da una reazione sproporzionata rispetto all’effettiva minaccia, siano ipercostruiti e generino timori esagerati. Spesso, i panici morali si fondano su statistiche folkloriche che, benché non confermate da studi scientifici o accademici, rimbalzano da un mezzo di comunicazione all’altro e possono ispirare misure politiche. Di fatto, il panico morale risulta essere una conseguenza di timori non ben definiti che trovano un centro drammatico e semplificato in un singolo incidente o stereotipo, che quindi funge da simbolo visibile per la discussione e il dibattito. A proposito di satanismo, il rischio è quello di amplificare il già ampio allarme sociale, riciclando statistiche tanto antiche quanto fasulle su centinaia di migliaia di satanisti che sarebbero attivi in Italia e minaccerebbero l’incolumità pressoché di tutti12 .
Un’osservazione e uno studio serio del fenomeno porta innanzitutto a distinguere fra due ambiti: da un lato i gruppi organizzati di cui abbiamo detto, dall’altro il satanismo giovanile o «selvaggio» (detto pure «satanismo acido», per la sua associazione pressoché onnipresente con la droga), composto da gruppuscoli di minorenni, adolescenti e giovani − molto raramente con la presenza di qualche adulto −, privi di una continuità organizzativa e rituale e di contatti con i gruppi del satanismo «storico» e organizzato. I satanisti «selvaggi» mettono in scena rituali satanici caserecci ispirandosi a film, trasmissioni televisive, fumetti, frequentando particolari siti Internet, alcuni locali pubblici e una certa subcultura musicale. Proprio
per le caratteristiche sociologiche dello stesso fenomeno, le statistiche sul satanismo giovanile sono ipotetiche
e, in effetti, molti gruppi possono essere rilevati soltanto in occasione di un reato compiuto. Dai dati
di polizia che riguardano diverse regioni si può ipotizzare che in Italia siano coinvolti circa un migliaio di giovani, mentre una cerchia più ampia (2.000-3.000 persone, secondo altre fonti 5.000) adotta stili della subcultura satanica (abbigliamento, simboli, gesti…), senza però partecipare alle vere e proprie attività dei gruppi del satanismo giovanile.
Se il satanismo organizzato svolge almeno il ruolo di «cattivo maestro» nei confronti dei giovani che, attraverso percorsi dai risvolti sociali problematici, approdano al «satanismo selvaggio», attratti spesso dalla tanto mitica quanto immaginaria figura del satanista inteso come un potente signore delle tenebre, è proprio il satanismo giovanile che si rivela spesso veramente pericoloso ed è in tale ambiente che sono maturati negli ultimi anni crimini di vario genere e gravità: vandalismo e profanazione di chiese e cimiteri, violenza carnale e omicidi, come quello di suor Maria Laura Mainetti (1939-2000; all’anagrafe Teresina Elsa Mainetti, appartenuta all’Ordine delle Suore di Sant’Andrea, proclamata Serva di Dio dalla Chiesa cattolica e di cui è in corso il processo canonico di beatificazione) il 6 giugno del 2000 a Chiavenna13 e gli episodi legati alle «Bestie di Satana», la cui roboante sigla non deve in realtà trarre in inganno facendo pensare a un gruppo con un certo grado di strutture formali, con collegamenti ufficiali a organizzazioni internazionali, sedi, recapiti e quant’altro.
Le vite delle vittime e dei carnefici delle «Bestie di Satana», così come quelle delle giovanissime assassine di Chiavenna − in linea generale −, parlano della frequentazione di ambienti border-line, di droga, teppismo, piccola criminalità, sessualità vissuta all’eccesso e in maniera ossessiva, «male di vivere», noia, adolescenze e gioventù inquiete, grande fascino per tematiche «estreme» quali la morte, il sesso, la disperazione, temi oggetto di interminabili corrispondenze e diari e sono unite da un’inquietante «colonna sonora» di genere hard, black o death rock (di cui alcuni membri delle Bestie di Satana non solo era appassionati, ma pure attivi musicisti e autori di testi) e dalle canzoni del controverso cantante rock statunitense Marilyn Manson14, particolarmente nel caso di Chiavenna, laddove nei diari delle ragazze coinvolte nell’omicidio sono stati rinvenuti svariati simboli satanici e frasi inneggianti la violenza riprese dal cantante statunitense (ad esempio: «uccidi tuo padre, uccidi tua madre e, in un impeto estremo di rock, uccidi te stesso).
Alla luce di ciò, è senz’altro opportuno inquadrare il satanismo giovanile in maniera peculiare − e come realmente è − fondamentalmente come un fenomeno di disagio, che non richiede perciò in prima battuta di essere analizzato con le categorie della sociologia e della psicologia dei movimenti religiosi e magici, anche se considerati in alcuni ambiti ed esperienze estreme, ma con quelle della devianza e del disagio giovanile e infatti, collocandosi in questa linea, la psicologa statunitense Joyce Mercer15 lo interpreta adeguatamente come una «maschera» del disagio e della devianza, sostenendo sostanzialmente che «Il modo di  esprimere il disagio deviante può essere diverso ─ dai riti satanici al lancio di pietre sulle automobili che transitano sulle autostrade dai cavalcavia (una «moda», quest’ultima, nata del resto presso bande giovanili americane che si dicevano nello stesso tempo sataniste) ─ ma le radici del fenomeno sono, sostanzialmente, le stesse»16 .
D’altronde, come scriveva Massimo Introvigne già nel 1994, per alcuni giovani «[…] in un mondo dove il sesso e il turpiloquio non creano più veramente scandalo […] forse soltanto Satana rimane veramente provocatorio»17.

6. Quali soluzioni?
Considerazioni e statistiche non sono di alcuna consolazione per le famiglie delle vittime e nulla tolgono al dramma e all’orrore, tuttavia aiutano a comprendere la realtà e la portata del fenomeno in questione e a calibrare le risposte: se il satanismo criminale nasce da specifiche e ridotte aree di devianza giovanile, gli interventi possono essere mirati e colpire gli ambiti (alcuni locali pubblici e discoteche, siti Internet, fanzine) dove l’apologia del crimine è all’ordine del giorno. Tuttavia, la soluzione da esigere non passa solo attraverso le azioni di polizia: essendo il satanismo giovanile la punta di un iceberg che indica l’esistenza di una forte crisi a livello culturale ed educativo, la risposta deve necessariamente essere pedagogica e di ampio respiro sociale.
D’altra parte, affermando il satanista il proprio diritto di prevaricare sul più debole, di ridurlo a un oggetto per la sua brama di potenza, di ricchezza e di piacere sessuale, ci ricorda quello che molti pensano e che varie ideologie del Novecento hanno nascosto dietro alcuni pretesti. Il satanista − da questo punto di vista − toglie la maschera a una certa modernità e la rivela nuda e cruda per quella che è.
In conclusione, al di là della versione caricaturale offerta talora dai mass media, lo studio accurato del satanismo porta a ritenere che i satanisti in realtà sono pochi e che le loro attività veramente criminali sono piuttosto infrequenti. In tale contesto, la soluzione al problema del satanismo − e, in particolare, del satanismo giovanile − passa attraverso un’accorta e veritiera opera di informazione sui suoi reali (e non immaginari)
pericoli, che si accompagni con una puntigliosa azione di demitizzazione. I mass media occupano dunque, in tale ambito, un ruolo di grande responsabilità: da un lato non possono ignorare il satanismo soprattutto quando si verificano episodi gravi, dall’altro però non dovrebbero enfatizzare il fenomeno, attribuendogli una rilevanza statistica che non ha e dare spazio a sedicenti «esperti» che, gonfiando le cifre, pur magari in buona fede, pensando di combattere i satanisti, ma si rivelano invece loro alleati. Il successo del satanismo, soprattutto fra i giovani, è infatti dovuto all’alone mitologico che lo circonda.
Solo un’opera che vada in tale direzione riuscirà ad evitare ulteriori drammi e a considerare i satanisti non come potenti e in qualche modo affascinanti signori delle tenebre, ma piuttosto come dei veri e propri «poveri diavoli».

Note
1Per un inquadramento generale sul fenomeno: cfr. MASSIMO INTROVIGNE, I Satanisti. Storia, riti e miti del satanismo, Sugarco, Milano
2010; M. INTROVIGNE – ANDREA MENEGOTTO, «Il satanismo», in PIERPAOLO CASPANI (a cura di), Liberaci dal Maligno. L’esperienza del
demoniaco nella riflessione teologica, Àncora, Milano, 2008, pp. 41-78 e M. INTROVIGNE – A. MENEGOTTO, «Il satanismo», in La Scuola
Cattolica, CXXXV, 2, aprile-giugno, 2007, pp. 275-309.
2Sulla neo-stregoneria e il neo-paganesimo: cfr. M. INTROVIGNE – A. MENEGOTTO – PIERLUIGI ZOCCATELLI, Aspetti spirituali dei revival celtici
e tradizionali in Lombardia, Sinergie, San Giuliano Milanese (Milano) 2001.
3Sulla figura di Aleister Crowley sono fondamentali due contributi in lingua italiana: cfr. P. ZOCCATELLI (a cura di), Aleister Crowley.
Un mago a Cefalù, Mediterranee, Roma 1998 e MARCO PASI, Aleister Crowley e la tentazione della politica, Franco Angeli, Milano
1999.
4Cfr. M. INTROVIGNE, Le sètte cristiane, Modadori, Milano 1989, pp. 147-151.
5Cfr. JORIS-KARL HUYSMANS, Là-bas, Tresse et Stock, Parigi 1891 (tr.it.: Nell’abisso, ECIG, Genova 1988), pp. 275-276.
6Per una descrizione accurata della «messa nera»: cfr. M. INTROVIGNE, I Satanisti. Storia, riti e miti del satanismo, cit., pp. 130-131.
7Cfr. JEAN LA FONTAINE, The Extent and Nature of Organised and Ritual Abuse: Research Findings, Her Majesty’s Stationery Office,
Londra 1994.
8A questo proposito si veda la nota del quotidiano vaticano L’Osservatore Romano del 13 luglio 2001: «Don Giorgio Govoni era
innocente: riabilitazione postuma in appello». Sul punto cfr. A. MENEGOTTO, «Italian Martyrs of “Satanism”: Sister Maria Laura Mainetti
and Father Giorgio Govoni», in JESPER AAGARD PETERSEN (a cura di), Contemporary Religious satanism. A Critical Anthology, Ashgate,
Farnham (Inghilterra) – Burlington (U.S.A.), pp. 199-209 e, IDEM, Due martiri italiani del satanismo: suor Maria Laura Mainetti e
don Giorgio Govoni, disponibile sul sito Web del CESNUR all’URL http://www.cesnur.org/2003/vil2003_menegotto_it.htm.
9Per dati e informazione aggiornati sulle presenze di gruppi satanisti in Italia, cfr. il progetto on-line di monitoraggio delle presenze
religiose in Italia, Le religioni in Italia, sul sito del CESNUR; in particolare all’URL
http://www.cesnur.org/religioni_italia/s/satanismo_02.htm.
10 Cfr. [A. MENEGOTTO] la relativa scheda sul sito del CESNUR all’URL http://www.cesnur.org/religioni_italia/s/satanismo_03.htm e
una testimonianza di un ex-membro del gruppo: cfr. MARIO MACCIONE, L’inferno tra le mani. La mia storia nelle Bestie di Satana (a cura
di STEFANO ZURLO), Piemme, Milano 2011.
11 Cfr. PHILIP JENKINS, Pedophiles and Priests. Anatomy of a Contemporary Crisis, Oxford University Press, New York – Oxford 1966.
12 Cfr. M. INTROVIGNE, «Bestie di Satana» e bestialità mediatiche: come si alimentano i panici morali, disponibile sul sito del CESNUR
all’URL: http://www.cesnur.org/2004/mi_varese4.htm.
13 Cfr. A. MENEGOTTO, «Italian Martyrs of “Satanism”: Sister Maria Laura Mainetti and Father Giorgio Govoni», cit. e IDEM, Due martiri
italiani del satanismo: suor Maria Laura Mainetti e don Giorgio Govoni, cit.
14 Cfr. A. MENEGOTTO, Tra satanismo, rock e business. Nota a proposito di Marilyn Manson, luglio 2003, disponibile sul sito Web
del CESNUR all’URL http://www.cesnur.org/2003/manson.htm..
15 Cfr. JOYCE MERCER, Behind the Mask of Adolescent Satanism, Minneapolis, Deaconess Press, 1991. Quest’opera rappresenta uno
degli accostamenti più informati ed equilibrati sul tema del satanismo giovanile
16 M. INTROVIGNE, Il satanismo, Elledici, Leumann (Torino) 1997, pp. 39-40.
17 IDEM, Indagine sul satanismo. Satanisti e anti-satanisti dal Seicento ai nostri giorni, Milano, Mondadori, 1994, p. 362.