Una forma di spiritismo che si sta sviluppando molto in questi ultimi anni, è quella che potremmo definire «spiritismo tecnologico». La vera fede in Gesù Cristo Figlio di Dio e nel suo messaggio di salvezza ci dovrebbe spingere a ricercare la comunione coi nostri fratelli defunti solo «in» Dio e «attraverso » Dio – unica via possibile. Ma purtroppo al giorno d’oggi si assiste sempre di più a una «scristianizzazione» della società, e a una conseguente volontà di vivere la dimensione del soprannaturale confidando solo su tecnica e tecnologia: due metodologie tanto affini quanto illusorie… Ecco, quindi, che da trent’anni a questa parte – di pari passo con lo sviluppo scientifico e delle comunicazioni sociali – si registra il nascere di tutta una nuova serie di metodologie spiritiche basate, appunto, sull’uso di strumenti quali il registratore, il telefono, la radio, il televisore, il computer… Ad esempio si attiva il registratore e, ponendo delle domande al defunto con il quale si vorrebbe entrare in contatto, si aspetta che questi abbia il tempo di fornire la risposta; poi si rimanda indietro il nastro e si ascolta. Si parla, a tal riguardo, di metafonia, con pure di psicofonia.
PSICOFONIA. Viene così chiamato un fenomeno relativamente recente per il quale voci, suoni o musiche appaiono incisi sul nastro di un magnetofono senza che, nel momento della registrazione, siano stati emessi o uditi da alcuno. […].
Nel 1965, uno studioso di origine lettone, Konstantin Ràudive si mise in contatto con Jürgenson [lo scopritore di tale fenomeno – nda] e ne ripeté con tenacia gli studi. Anche lui ottenne migliaia e migliaia di registrazioni con comunicazioni di personalità defunte note e ignote. Le cosiddette «voci di Ràudive» hanno la caratteristica, già apparsa negli esperimenti del Jürgenson, di usare più lingue anche nella stessa frase […].
Padre Pellegrino Ernetti, con un magnetofono posto tra le rovine di un teatro greco, avrebbe ottenuto brani di antiche tragedie. Un altro sacerdote, il prof. Borello, docente di fisica, studia il fenomeno.
[…]. Le interpretazioni del fenomeno sono varie. Per lo Jürgenson e per il Ràudive, come per gli americani von Szalay e Welch, si tratta di voci di defunti che cercano di dare una prova della loro sopravvivenza. Per l’Ernetti e per il Borello si tratterebbe invece di tracce sonore lasciate dagli avvenimenti nella materia. Per il Bender e altri bisogna ricercarne la causa nell’inconscio dello sperimentatore, il quale risponderebbe alle aspettative di lui agendo sull’apparecchio. Il fenomeno, pertanto, sarebbe ascrivibile a una sia pure singolare forma di psicocinesi. Non pochi, infine, negano il fenomeno sostenendo che si tratta solo di interferenze radiofoniche, […], o di suggestioni degli ascoltatori […].
Per quello che riguarda l’interpretazione della comunicazione spiritica, […], rimangono molti problemi insoluti. Perché, a esempio, le voci danno tanto spesso risposte enigmatiche e che richiedono molta fantasia per acquistare un certo significato? […]. Questo non era mai avvenuto nella casistica classica e non si capisce per quale ragione, oggi, le entità disincarnate dovrebbero esprimersi in un modo così complesso. […]. Possiamo dunque attenerci, per ora, all’opinione dei parapsicologi più seri, che vedono nella psicofonia un’attività psicocinetica degli stessi soggetti. (Psicofonia, in L’uomo e l’ignoto. Enciclopedia di parapsicologia e dell’insolito, diretta da U. Dèttore, Armenia, Milano 1978, IV, 1000-1002).
Ecco un importante ammonimento tratto da una Nota della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna:
«13. Sono ormai diversi i movimenti e i gruppi sorti con il preciso intento di mettere i vivi in comunicazione, o direttamente o tramite medium, con i propri defunti. A questo scopo si vanno moltiplicando convegni, seminari di studio, week-end di incontri su temi particolari, sempre legati a una spiritualità protesa al contatto con l’aldilà. A essi convengono sempre più persone in lutto che vanno ad ascoltare relatori che trattano della speranza di comunicazioni ultraterrene.
Non si tratta di un fatto nuovo, come rileva un’ampia e documentata letteratura in proposito; pratiche di comunicazione con i defunti riempiono la storia delle credenze dell’umanità, dal primitivi fino al nostro secolo. Particolarmente esteso è il fenomeno delle comunicazioni con i defunti nell’Ottocento e nel Novecento, con la nascita dello spiritismo e delle pratiche medianiche, che nella loro ideologia di fondo positivista e sincretista già hanno conosciuto la condanna da parte della Chiesa.
14. Alla crisi ideologica dello spiritismo oggi sembra subentrare, almeno in Italia, una forma di evocazione degli spiriti ritenuta più compatibile con la religione, meno polemica con la Chiesa stessa, anzi più alla ricerca di dialogo e di consenso da parte della gerarchia ecclesiastica. A conferma della presunta ortodossia viene portato il fatto che ai movimenti aderiscono e vi operano, oltre laici e laiche di chiara estrazione cristiana, religiosi e sacerdoti, tra i quali alcuni notissimi per l’attività che svolgono all’interno della comunità cristiana. In alcuni di questi incontri è stata celebrata anche la messa. Ma non basta a garantire la legittimità di queste iniziative la presenza di sacerdoti, i quali sempre sono tenuti a chiedere al vescovo l’autorizzazione, che non si vede del resto come sia possibile concedere.
Di fatto emergono idee, comportamenti e tecniche che suscitano seri dubbi sulla ortodossia di tali movimenti. Anzitutto in rapporto alla fede. Il senso della morte, la certezza di una vita oltre la morte – e non solo dell’anima, ma anche del corpo, nella risurrezione finale – e il conforto per la morte di una persona cara derivano a un cristiano dalla parola di Dio; sono un atto di fede in Colui che «non è Dio dei morti, ma dei vivi» (Lc 20,38). Sollecitare messaggi dai morti per nostra sicurezza è non fidarsi della parola di Dio; è, cosa ancor più grave, fidarsi più di messaggi umani – posto che siano veri e reali – che del messaggio del Dio della vita.
15. A dare ulteriore parvenza di credibilità a tali movimenti è anche il progresso tecnologico, al quale le attuali forme di comunicazione con l’aldilà inclinano. Si tratta del ricorso a sofisticati mezzi tecnologici (registratore, computer, telefono, radio, televisione…) e a metodi particolari di contatto con i defunti come scrittura automatica, messaggi in codice, segnali vari.
L’uso di questi metodi dà solo l’illusione di comunicare. In realtà si comunica con se stessi, o meglio, con l’immagine del figlio o del defunto che è nel proprio inconscio. Bisogna comprendere e rispettare il dolore di chi si accosta a questi metodi, ma il cristiano deve trovare in Cristo il fondamento della sua speranza, la certezza della sua consolazione. Se Cristo, nostra speranza, non basta, si finisce per cadere in movimenti che acquistano i contorni di una setta derivata dal cristianesimo ma che si pone fuori dal cristianesimo. Inoltre il cristiano, come del resto ogni uomo di buon senso, non è esonerato dal dovere di un discernimento critico sui mezzi che pretendono di evocare una comunicazione con i defunti» (La Chiesa e l’aldilà – Nota pastorale della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna – Bologna, 23/04/2000).
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