In una piccola stanza della Scala Santa a Roma il 22 settembre 1992 spirava al mondo padre Candido Amantini. Il 13 luglio 2012, presso il Vicariato di Roma, è stata ufficialmente aperta l’Inchiesta Diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio Candido Amantini. Molte grazie e miracoli si attribuiscono alla sua intercessione. Prima di morire sussurrava “Tu scendi dalle stelle”, (composta da Sant’Alfonso Maria de Liguori) e precisamente il verso “quanto ti costò l’averci amato”, pensando all’amore infinito di Colui che di lì a poco gli avrebbe spalancato le braccia con l’amore di un Padre che accoglie un figlio.
San Francesco morì allo stesso modo: con gioia lodando il Signore che lo stava per ricevere nella sua gloria. Chi ama Dio è sempre contento perchè guarda a Cristo e supera ogni difficoltà in quanto si sente amato e vive di tale rapporto. Padre Candido ha vissuto ed è vissuto di questo sentimento.
Gli attacchi del diavolo, i tormenti, sofferenze fisiche, ma anche la pazienza di essere sempre disponibile come un buon padre nei confronti dei suoi figli spirituali. Padre Candido Amantini, storico esorcista della Scala Santa di Roma, raccontato da chi lo conosceva bene, amici e collaboratori più stretti. Don Marcello Stanzione ha raccolto una serie di testimonianze in “L’esorcista Candido Amantini – Un sacerdote secondo il cuore di Cristo ad imitazione di San Paolo della Croce” (edizioni Segno)
Dal 1961 fino al 1992, anno della sua morte, padre Candido esercitò il ministero di esorcista con grande zelo fino a pochi giorni prima della sua dipartita per la casa del Padre, presso il santuario della Scala Santa a Roma, e lì la sua costante ansia pastorale lo spinse a trascorrere molte ore al giorno al confessionale.
Eraldo Ulisse Amantini era nato nel 1914 a Bagnolo sul Monte Amiata un piccolo centro in provincia di Grosseto. A otto giorni dalla nascita viene battezzato il 7 febbraio. Riceve la cresima a sei anni l’8 settembre 1920. Aveva intrapreso la via verso il sacerdozio ad appena 12 anni, entrando in seminario presso i padri passionisti di Nettuno il 26 ottobre 1926. Nel 1929, ricevette l’abito religioso e scelse il nuovo nome di Candido dell’Immacolata, proprio per il grande amore che lo legava alla Madre di Dio. Nel 1936, divenne un religioso passionista a tutti gli effetti e si trasferì a Roma per studiare teologia all’Università Pontificia Angelicum. Nel 1937, fu ordinato sacerdote proprio nella Capitale, dove cominciò a insegnare in seminario.
Laureato in Scienze bibliche, poliglotta (conosceva il latino, l’ebraico, il sanscrito, il tedesco, il francese) per anni professore di Scienze bibliche, nello studentato del suo ordine religioso ricoprì tali incarichi con ordinaria straordinarietà. Questo è ciò che colpiva di lui in coloro che per vari motivi si avvicinavano al suo confessionale, era una persona molto serena ed infondeva pace.
Per capire il suo incontro con satana e l’improvvisa rivelazione di che cos’è l’inferno, bisogna seguire ancora per un po’ la vita di Padre Candido. Un lungo periodo di malattia lo allontanò quasi subito dalla cattedra e dagli allievi e gli offrì invece un’opportunità diversa, per la quale il sacerdote aveva un carisma straordinario. Cominciò infatti a collaborare, quasi per caso, con un suo ex allievo, Alessandro Coletti, che era divenuto l’esorcista della diocesi di Arezzo.
… E, dal suo primo esorcismo, nel 1961, Padre Candido non smise più di dedicarsi alla lotta contro il Maligno, fino a due anni prima della sua morte, quando passò il testimone a Gabriele Amorth. In quegli anni, Padre Candido inizia ad avere contatti con S. Pio da Pietralcina, il quale di lui dirà: “È un sacerdote secondo il cuore di Dio“.
Padre Candido era in grado di capire se una persona aveva bisogno di un esorcismo guardando una semplice fotografia. In questo modo, in poche ore, poteva ricevere decine di persone che si sentivano in difficoltà e poteva con una semplice occhiata, indirizzarle verso la cura di cui avevano bisogno. Qualcuno doveva andare da uno psichiatra e qualcuno, magari, doveva fermarsi da lui per una preghiera di liberazione. Questa dote spirituale innata, lo rendeva capace di far raccontare a chiunque la verità che si portava dentro, perfino a Satana.
E sentire ora il racconto di Padre Amorth. “Padre Candido – afferma il grande esorcista – stava liberando un fedele posseduto e stava faticando molto. Dopo tanti incontri, con la sua solita vena ironica, disse al diavolo: “Vai via che il Signore te l’ha creata una cava ben riscaldata, te l’ha preparata una casetta dove non soffrirai il freddo”. Era evidente che Satana stava cedendo, che prima o poi avrebbe dovuto liberare il corpo che aveva invaso. E infatti, subì quella frase apparentemente leggera e fu costretto ad ammettere: “Tu non sai niente. Non è stato Lui, Dio, a creare l’inferno!”. “E chi è stato allora?”, incalzò l’esorcista. “Siamo stati noi. Lui non ci aveva nemmeno pensato!”, spiegò il diavolo, parlando di sé e delle legioni di angeli caduti che lo circondano. Padre Candido aveva affrontato il diavolo ed era riuscito a strappargli una sconcertante verità: l’inferno è stato costruito dai demoni. Il luogo dell’eterna punizione non avrebbe fatto parte, dunque, del piano originale del Creatore, ma è il frutto dell’azione del Maligno. E’ questa la risposta alla domanda: perché esiste il male nel mondo, una risposta che viene direttamente da chi quel male lo produce continuamente.
Per moltissimi anni svolse il ministero di esorcista con zelo e devozione fino a pochi giorni prima della sua morte. Mediante questo particolare apostolato, Padre Candido, senza smarrirsi, si avvicinò alle realtà più sofferenti ed umiliate della vita umana. Per ciascuno ebbe una carezza e una benedizione, nel nome di quel Dio, Carità, Padre di tutti senza distinzione. Il suo cuore Passionista ha riportato alla libertà dei figli di Dio quei cuori spezzati e annichiliti dalla ferocia del Male. Padre Candido per lungo periodo fu l’unico esorcista di Roma; a lui ricorrevano un gran numero di persone che facevano la coda per essere accolte, fin dalle prime ore dell’alba. Durante gli esorcismi seguiva il Rituale Romano con qualche aggiunta personale. Oltre all’acqua benedetta ungeva l’infermo con l’olio dei catecumeni. Il sorriso e la serenità che manteneva anche mentre esorcizzava e la inalterabile pazienza erano le sue caratteristiche!
Nel 1986, su insistenza del Cardinal Ugo Poletti, Padre Gabriele Amorth si mise alla scuola di padre Candido per apprendere ed esercitare il ministero dell’esorcistato. L’Amantini trasmise a Padre Amorth la sua lunga esperienza e lo rese idoneo a quel delicato e difficile ministero; lui stesso definì Padre Amorth “un valido aiuto nel ministero di esorcista”. La missione di esorcista lo portò ad essere esperto di possessione diabolica e di esorcismo e fu chiamato per conferenze e dibattiti sull’argomento all’Università di Roma e ad interviste radiofoniche e televisive. Alcune volte, su richiesta esplicita della Santa Sede, dovette anche recarsi all’estero per alcuni casi molto difficili. Grande è stata la sua carità e pazienza verso le persone in difficoltà che ricorrevano al suo ministero sacerdotale.
Per poter palare della lotta impari che sosteneva contro le forze diaboliche è necessario ricorrere al suo libro “IL MISTERO DI MARIA”, Dehoniane, Napoli, 1971, in cui condensava la sua scienza teologica, l’esperienza relativa all’azione del maligno (il demonio può ingannare e tentare le anime in innumerevoli modi, “conoscendo la struttura dell’uomo assai meglio del migliore antropologo di questo mondo”) e il ruolo della Beata Vergine nella salvezza delle anime, che non devono dimenticare di invocare la sua speciale protezione. Un giorno Padre Candido, in un esorcismo, interrogò il demonio: “Come mai reagisci di più quando invoco la Madonna che quando invoco Gesù?”. Ecco la risposta: “Perché sono più umiliato ad esser vinto da una semplice creatura”.
In questo testo, “Il mistero di Maria” con profonda attenzione, Padre Candido ricorda la storia della Madre di Dio iscrivendola al centro dell’amore redentivo del Padre. Per il sacerdote passionista, la Madre di Dio non è solo mistero da contemplare, ma dono dell’amore di Dio, per l’umanità.
Questo volume, unico del suo genere, segue la riflessione teologico-ascetica della via matris seguendo il percorso storico di altre opere, qual è ad esempio “Il trattato della vera devozione a Maria “ di San Luigi Grignon de Monfort, oppure “Le glorie di Maria” di Sant’Alfonso Maria de Liguori.
Amantini scriveva nella prefazione al libro Un esorcista racconta del Padre Amorth, suo discepolo: «Se però Iddio permette che alcuni sperimentino delle vessazioni diaboliche, li ha tuttavia provveduti di potenti aiuti di vario genere. Egli ha munito la Chiesa di poteri sacramentali assai efficaci per questo bisogno. Ma anche, contro questa nefanda attività di Satana, Dio ha eletto come antidoto permanente la Vergine Santissima, per quell’inimicizia che egli sancì fin dall’inizio fra i due avversi».
Aveva fatto diretta esperienza, infatti, del potere encomiabile di intercessione nella lotta contro il demonio conferito a Maria SS.ma, innanzitutto in forza della sua immacolatezza, come lo stesso Padre Candido riporta nel suo trattato di mariologia Il mistero di Maria; forza, questa, che comporta una pienissima vittoria su Satana, in quanto Maria non è mai stata toccata dagli artigli del demonio! Ella è la Donna che personalmente schiaccia la testa al serpente. Il Rosario fu l’alimento continuo della sua vita contemplativa e della sua vita apostolica. Possiamo riferire al Servo di Dio queste parole: «Nel Rosario io sto con Te, penso con Te, guardo con Te, ammiro con Te, soffro con Te, piango con Te, spero con Te, amo con Te, o Maria maestra e Madre; Tu mi insegni a conoscere da vicino Gesù e ad amarlo con semplicità, come a Nazareth. Mi occorre la semplicità dei fanciulli per entrare in cielo con Te, o Maria» (E. Rossetti, Pensieri religiosi, Bologna 1975, p. 104).
Giorgio Alessandri, che in seguito divenne sacerdote, così ricorda la grande folla di fedeli che ogni giorno aspettava di essere ricevuta dall’esorcista Amantini: “ Da ragazzo, quando avevo circa 13 – 14 anni , soprattutto d’estate, quando non c’era la scuola, andavo alla Scala Santa molto presto e vedevo, fuori del cancello, una fila interminabile di persone che aspettavano l’apertura della Scala Santa, allora chiedevo: “Ma chi ci sta? Chi aspettate?”. Rispondevano: “Vogliamo , dobbiamo parlare con Padre Candido”. “Chi è Padre Candido?” aggiungevo io. “Ma sai, è un esorcista” ed io ancora: “Non sono problemi per me”. Quindi la gente andava verso sinistra, dove c’è il coro monastico e la Cappella dove lui celebrava tutte le mattine ed io andavo a destra all’altare maggiore dove gli altri padri celebravano la Messa. Non ero attratto, devo essere sincero, ero un po’ spaventato perché non capivo quello che la gente diceva e poi quella fila interminabile. Alcune volte le persone arrivavano prima delle ore tre del mattino; davanti al cancello grande della Scala Santa si formava una lunga fila, quindi poi le persone si fermavano per la celebrazione della Santa Messa”.
Ancora Don Giorgio Alessandri dichiara: “Ho conosciuto Padre Candido attraverso un giovane frate passionista che sapendo un po’ dei miei problemi , mi disse. “Senti, qui c’è Padre Candido, va a parlare con lui” e io “Chi è? Che fa Padre Candido?”. “Riceve, va non ti preoccupare”. Allora, sono andato, mi hanno fatto entrare dopo la celebrazione della Messa e Padre Candido mi ha fatto sedere e stavo per dire…. non mi fece parlare, mi mise le mani in testa e in quel momento mi sembrò che mi fosse stata data una scarica di corrente…Dopo un po’ mi ripresi e lui mi chiese: “Cosa hai?”. Allora io elencai al Padre i miei problemi. Lui non mi disse niente, guardò fisso, ancora lo vedo, davanti a me il muro della sacrestia della Scala Santa dove lui faceva queste benedizioni. Era come se quegli occhi trapassassero quel muro e dopo qualche secondo mi dette la risposta, quindi dopo una “botta” sulla testa, così mi disse. “Adesso te ne puoi andare”. Questo è stato il mio primo vero incontro con Padre Candido. Dopo di allora ho cominciato a partecipare alla celebrazione della sua Santa Messa…..Mi raccontava un suo discepolo, un frate passionista, che la notte egli si alzava e faceva in ginocchio più volte, la Scala Santa. Si metteva nella Cappella dove c’era il Santissimo, faceva l’adorazione per tutti quelli che ricorrevano a lui e ad un certo punto dava la benedizione per gli ammalati nello spirito e nel corpo. Poi il suo grande amore per la Vergine Maria. Ogni anno si recava in pellegrinaggio a Lourdes con i suoi figli spirituali. Quella era una tappa importantissima per Padre Candido e poi come dimenticare la distribuzione della Medaglia Miracolosa. A tutti quelli che andavano da lui, se non riusciva ad avere medaglie a sufficienza diceva: “Andate lì perché lì troverete la Medaglia, mettetela al collo”.
Ancora don Alessandri ricorda: “Sono stato fortunato perché quando Padre Candido faceva le preghiere di liberazione e gli esorcismi non c’era nessuno nella sacrestia, ma stranamente mi lasciava là. Io pensavo: “Come mai?”. Quindi ho potuto vedere che egli era quasi sempre solo almeno nei tempi in cui io ero presente. Per il combattimento contro lo spirito maligno evitava il “circo”. Faceva quello che doveva fare con molta semplicità e serenità. Mi ricordo, come se fosse adesso, indossava la stola, si faceva il segno della Croce e cominciava le sue preghiere in latino, e lì succedeva di tutto. Mi ricordo con ….”Oh, Dio, poveretto me, mò questa, con questo demonio, me rompe tutte le sedie”. C’era una donna che quando sedeva per l’esorcismo, le sedie volavano. Quindi nessuno poteva stare in sacrestia; io solo – ero ragazzino – stavo là, lui si girava verso di me quando capiva che io avevo una gran paura e volevo scappare, allora si girava mi dava un’occhiata e un sorriso e continuava. Non mi hai mai detto: “Esci fuori”. Ho visto tantissime cose, esperienze che sono per me una grazia. Mi ricordo che venne un prete che lavorava in un ufficio al Vicariato, si stava vestendo per la Messa e io stavo aiutando, quando ad un certo punto si sentì il ruggito di un leone. Il prete si girò e chiese: “Cos’è questo”, e io “Padre, non lo so, dicono che quello (il demonio) non esiste, veda un po’ lei”.
Padre Candido sapeva subito individuare streghe, maghi e stregoni, non gli dava il tempo di entrare nella sacrestia che diceva subito: “Fuori”. Mi ricordo che un giorno venne una signora che portava una busta e siccome non c’era l’altro sacerdote, Padre Romualdo, che dava benedizione ordinarie, venne da Padre Candido: “Padre, mi deve benedire questa busta di rosari”. “Ah, – disse Padre Candido – di rosari? Lo apra signora”. “Ma Padre, basta che lei faccia così…, che dobbiamo vedere i rosari?”. “Lo apra su”. Aperta la busta – ancora ricordo – c’erano tutte zampe di coniglio.
Un’altra volta c’era un frate religioso, fra Bonaventura – è morto da tanti anni – un fratello laico che stava alla porta della Scala Santa. Portarono una bottiglia di vino – io stavo là – e mi dissero: “questo è per Padre Candido”. Io dissi: “Non glielo devo dare io, glielo dia lei” perché pensavo: “Con tutti questi matti, non vorrei che ci fosse il veleno, dopo se la prendono con me”. Arrivò Padre Candido e disse: “Butta la bottiglia”. Il frate prese la bottiglia e la buttò dalla finestra della Scala Santa. Dopo qualche istante, sbigottito vidi risalire la bottiglia. Venni a sapere che conteneva una bevanda maleficiata. Queste cose succedevano, pensate che a quei tempi, il venerdì, alla Scala Santa era la giornata in cui andavano molte di queste streghe e fattucchiere, lui se ne accorgeva subito: “Va via, va, va” o quando qualcuno, qualche pseudo mistica o veggente arrivava, non faceva in tempo a metter piede nella sacrestia che già era “andata” via”.
Il Vescovo ausiliare dell’Aquila Giovanni D’Ercole, che per anni è stato intimo di padre Candido dichiara: “Ero giovane, avevo 27 anni, ordinato sacerdote da poco tempo e frequentavo con don Giancarlo Gramolazzo l’Alfonsianum, che è vicino alla Scala Santa. Fu proprio Don Giancarlo Gramolazzo ad accompagnarmi da Padre Candido, e così ebbe modo di assistere per la prima volta a un esorcismo. Ero molto scettico, non ci credevo e il padre, alla fine dell’esorcismo, mi disse: “Torna, torna qui la prossima volta”. Ebbi l’impressione che ci tenesse a che partecipassi a questi incontri veramente speciali. Quello che mi sorprendeva, era che non sentivo la vocazione a fare l’esorcista, ero andato lì per pura curiosità, eppure mi rendevo conto che lui insisteva perché tornassi regolarmente. Ogni volta, che mi liberavo dall’università, quando partecipavo agli esorcismi, era lui stesso a insistere dicendomi: “Ti aspetto anche domani…vedrai c’è una donna molto provata…vieni anche dopo domani…”. E così ho avuto modo di imparare la difficile missione dell’esorcista accanto a un così grande maestro. Mentre operava, mi insegnava quello che non deve essere fatto e quello che deve essere accuratamente osservato. Ad esempio, ho appreso dal suo modo di agire che l’esorcista non si deve agitare troppo, deve restare assolutamente calmo. E lui era un uomo, come ha già detto Don Giorgio, di grandissima pace, di straordinaria serenità. Ricordo una delle prime volte, quando una ragazza posseduta si agitava eccessivamente e reagiva con violenza dando colpi a destra e a sinistra, padre Candido con grande dolcezza alzando la mano su di lei la calmava. Quella povera donna, straziata dal maligno, prima sembrava irresistibile a qualsiasi maniera di coercizione e di mantenimento, ma lui con un semplice gesto riusciva a domarla, anzi a domarli…perché ne aveva più di qualcuno a vessarla così fortemente. Spiegava padre Candido che l’esorcista non deve parlare molto, non deve agitarsi, deve pregare sì, tantissimo, deve, cioè, lottare con l’arma irresistibile della preghiera. Dal 1974 al 1976 sono stato suo fedelissimo allievo; lui ci teneva. Per la verità, era lui a sollecitarmi perché andassi a trovarlo. Sinceramente, non ho mai nemmeno capito perché. Poi sono stato in Africa, in Costa d’Avorio, fino al 1984, e lì ho potuto svolgere il ministero di esorcista. Ogni due anni, quando tornavo qui in Italia, lo incontravo ed era per me occasione per raccontargli le mie esperienze in questo delicato campo apostolico. Ma, anche quando stavo là in Africa, rimanevo in contatto con lui, mi seguiva, mi dava consigli. E sempre mi ripeteva: “Innanzi tutto molto preghiera, bisogna che tu preghi tanto, e poi penitenza”. So che padre Candido trascorreva notti intere senza dormire, in preghiera, spesso tormentato dal maligno”.
Dopo tanti anni mons. D’Ercole ricorda ancora alcuni suoi consigli: “Tu, se fai l’esorcista – mi diceva padre Candido – devi essere “sepolto”, cioè, capivo, lontano dai riflettori mediatici. Non devono parlare di te e non devi parlare tu. Devi vivere in silenzio, perché altrimenti il demonio può giocarti con la sua tremenda astuzia…”. Mi trasmetteva queste esortazioni con quella sua tipica calma, nota a chiunque lo ha conosciuto, e mostrava una costante disponibilità a rispondere a qualsiasi domanda gli rivolgessi. Vorrei precisare che, durante l’esorcismo, non mi rispondeva mai, alla fine però, quando gli manifestavo qualche mia curiosità, prendeva il tempo di chiarirmi le idee e non sembrava avesse fretta. Quanto ho imparato da questo passionista, vero uomo di Dio! Mi raccontava, per esempio come non dovevo assolutamente entrare in gioco con il demonio. Non lasciarmi trascinare dalle sue provocazioni piene di furbizia e malizia. Mai accettare le provocazioni del demonio, mai entrare in agitazione emotiva. Non si tratta di fare una lotta corpo a corpo con il demonio: non sei tu che lotti contro di lui, ma la Parola di Dio, il Signore Gesù vincitore delle potenze dell’inferno.
Sempre Mons. D’ercole ricorda riguardo agli ultimi anni di vita di padre Amantini: “ Vedendolo più da vicino, ebbi la sensazione che vivesse nel suo intimo una sorte di “notte oscura”. Aveva un buio nel suo cuore, e sono convinto che abbia trascorso gli ultimi anni di vita in un grande deserto interiore. Lo percepivo perché citava spesso l’esperienza di Santa Gemma Galgani. Probabilmente con Santa Gemma Galgani, aveva qualche cosa in comune; sentiva la sofferenza fisica, quello stato di spossatezza legata al lavoro massacrante cui si sottoponeva nell’ascoltare i suoi figli spirituali e nel condurre esorcismi e preghiere di consolazione. Il demonio non lo lasciava tranquillo: attacchi ne ha ricevuti dentro e fuori. E’ così l’esperienza dei santi, di coloro che vogliono lottare contro il Male e capiscono che, per poterlo fare in maniere adeguata, non possono non condividere la passione di Cristo”.
L’esorcista cappuccino Padre Carmine De Filippis ricorda dell’Amantini: “Padre Candido, a certe mie obiezioni durante i sobri dialoghi intercorsi, rispondeva semplice netto che, se ero stato giudicato degno dell’Ordine Sacro e dunque di assolvere dai peccati e celebrare il Sacrificio, nonché di annunciare la Parola, con il beneplacito del Vescovo, avrei potuto imporre la Parola. Inoltre, m’infondeva, mi trasmetteva insomma, un senso di grande compassione verso i sofferenti e memorabili furono le sue acutissime delucidazioni teologiche e bibliche che andavano ad integrare la mia scolastica preparazione culturale, rimanendone affascinato. Soprattutto mi colpiva il suo esempio di umile, semplice, illuminata ed autorevole carità. Pochissime parole, ma con me, con la gente, con chiunque, ma inequivocabili, indelebili, sapienti. Era evidentissimo che, mediante la preghiera, viveva questa carità grazie ad un rapporto incessante, profondo e misterioso con Dio, del quale mi fece fugacissime confidenze, soprattutto riguardanti la Madonna Immacolata. Fu lui ad invitarmi a Lourdes nel 1988 e io, per nulla propenso ai pellegrinaggi, non mi sono mai piaciuti, ve lo confesso, da allora li organizzai regolarmente ogni anno, invitando i miei “assistiti” alla Grotta e al bagno nelle piscine, constatando così benefici di grazia e di liberazione meravigliosi”.
Carlo Fioravanti passionista, che ebbe padre Candido come direttore spirituale, in occasione della cerimonia di chiusura dell’inchiesta diocesana, lo ricordò così: «È morto tra le mie braccia. Da lui ho imparato il grande amore per Gesù Cristo e per il prossimo. Per me era un santo già in vita, anche perché ogni volta che io entravo nel suo ufficio avvertivo profumo di rose».
Fu chiesto a Padre Candido, nel corso di un’intervista: «Lei non si sente solo? Cosa c’è nel suo animo quando esorcizza?».
E lui rispose, con tutta naturalezza: «È come quando celebro la messa, anche se sono due cose diverse. La disposizione interiore è la stessa: sto compiendo un ministero legato non alla mia persona, ma al mio sacerdozio; legato al comando di Gesù: “cacciate i demoni”. È un’azione della Chiesa, che è Chiesa militante».
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