Chi può cacciare i demoni?

Seguendo le parole del Maestro e l’esempio degli apostoli, nei primi tre secoli, tutti i cristiani che lo volevano facevano esorcismi. Questo fatto ha avuto anche un grande valore apologetico perché i pagani indemoniati si rivolgevano ai cristiani per essere liberati. Scrive Giustino: «Cristo è nato per volontà del Padre e salvezza dei credenti e a rovina dei demoni. Voi potete farvene la convinzione da ciò che vedete con i vostri occhi. In tutto l’universo e nella vostra città (Roma) ci sono numerosi indemoniati che gli altri esorcisti, incantatori e maghi non hanno potuto guarire. Invece molti di noi cristiani, comandando loro nel nome di Gesù Cristo, crocifisso sotto Ponzio Pilato, abbiamo guarito riducendo all’impotenza i demoni che possedevano gli uomini» ( Apologia , VI, 5-6).

Tertulliano conferma l’efficacia con la quale i cristiani liberano dai demoni sia gli stessi cristiani, sia i pagani. E insiste sull’efficacia degli esorcismi non solo sulle persone, ma anche sulla vita sociale, impregnata di idolatria e di influenze malefiche. È un aspetto molto importante, tenuto ben presente anche nei discorsi sul demonio pronunciati da Paolo VI e da Giovanni Paolo II. Può essere colpita una famiglia, una particolare società, un’intera corrente politica che può giungere a detenere il potere (penso alle orrende aberrazioni del nazismo; agli eccidi di Stalin e seguaci: si parla di 20 milioni di vittime). È a questo proposito che Paolo VI ci ricorda: «La Scrittura acerbamente ci ammonisce che tutto il mondo giace sotto il potere del maligno» (23-2-1977).

Origene aggiunge elementi nuovi quando testimonia che, nel nome di Gesù, si possono cacciare i demoni non solo dalle persone, ma anche dagli oggetti, dalle case, dagli animali. Sono liberazioni che noi esorcisti abbiamo sempre fatto anche se i documenti ecclesiastici non ne parlavano (il Diritto Canonico e il Rituale Romano contemplano solo il caso di possessione personale); ma ne parla ora il Catechismo della Chiesa Cattolica . Interessante Cipriano: «Vieni a udire con i tuoi propri orecchi i demoni, vieni a vederli con i tuoi occhi nei momenti in cui, cedendo ai nostri scongiuri, ai nostri flagelli spirituali e alla tortura delle nostre parole, essi abbandonano i corpi dei quali avevano preso possesso» ( Contro Demetrio , c. 15). Ho insistito sul potere apologetico degli esorcismi, allo scopo di attirare i pagani, perché oggi ci troviamo sul versante opposto: i cristiani non trovano più nessun aiuto, nessuna comprensione negli uomini di Chiesa; perciò si rivolgono ai maghi, ai cartomanti, alle sètte, ad altre religioni.

Ricordo infine come la pratica degli esorcismi si sia andata sviluppando, fin dai primi tempi, in due direzioni: per liberare gli ossessi e come parte integrante del battesimo, in cui veniva attribuito ad esso un grande valore, perché si sottolineava così come il catecumeno veniva sottratto a Satana e incorporato a Cristo. Abbiamo un’eco di questo trapasso nei voti battesimali. Purtroppo nell’ultima riforma liturgica l’esorcismo battesimale, specie dei bambini, è stato così minimizzato che lo stesso Paolo VI ha manifestato pubblicamente il suo disappunto, nel discorso del 15 novembre 1972. Ma oggi i liturgisti nel demonio credono pochino; basti vedere come, nel nuovo Benedizionale , sono state accuratamente tolte tutte le invocazioni al Signore, per essere protetti dal maligno.

La svolta del IV secolo. Tra le grandi figure di esorcisti che la storia della Chiesa ci ricorda, non possiamo dimenticare san Martino di Tours e poi i primi monaci, come Antonio, Pacomio, Ilarione. Il popolo intuisce che chi più è dedito alla preghiera e al digiuno più è adatto a fare esorcismi. È il motivo per cui ancora oggi, nella Chiesa ortodossa, per trovare un esorcista basta rivolgersi a un monastero; amministrare esorcismi è considerato un carisma e, come affermano le Costituzioni Apostoliche del 380, «si diventa esorcisti non per ordine sacro, ma per decisione personale, buona volontà, fortezza d’animo e grazia».

In Occidente invece è forte la tendenza, in parte dovuta al diritto romano, di voler regolarizzare tutto. Già alla fine del II secolo s. Ireneo parla con ammirazione degli esorcisti come di un ceto a parte, benché tutti vi potessero appartenere. A Roma, papa Cornelio, in una sua lettera del 251 è il primo a parlare degli esorcisti come di aventi un ufficio sacro. Penso che si possa considerare conclusa questa istituzione del sacramentale dell’esorcistato con l’anno 416, quando papa Innocenzo I stabilisce che gli esorcismi possano essere amministrati solo dietro autorizzazione vescovile. Questa è la disciplina tuttora vigente (con la precisazione che il vescovo può dare la facoltà d’esorcista solo a sacerdoti); trattandosi di istituzione ecclesiastica, sono possibili e augurabili cambiamenti.

È importante un’osservazione. Non è che con l’istituzione dell’esorcistato si sia misconosciuto il potere che Cristo ha dato a tutti coloro che credono in lui, di cacciare i demoni; e neppure è da ritenersi che l’esorcismo sia l’unica forma per potersi liberare da possessioni o da influenze malefiche. Restano sempre efficacissimi, direi indispensabili e spesso sufficienti, i comuni mezzi di grazia: preghiere, sacramenti, penitenze, opere di carità… E restano validissime le preghiere private di liberazione; come pure rimane la libertà piena dello Spirito Santo di dare carismi a chi vuole e quando vuole, anche il carisma di liberare dai demoni. La differenza sta nel fatto che la Chiesa, istituendo e regolamentando gli esorcismi come preghiera pubblica, ha voluto anche sottrarre i fedeli dagli imbroglioni e falsi carismatici, che non sono mai mancati.

Fino al secolo XII la pratica degli esorcismi è in pieno e pacifico sviluppo, sia in Oriente sia in Occidente. Le Chiese sono ben fornite di esorcisti, per cui l’esorcismo è quello che deve essere: quando occorre, fa parte della comune attività pastorale e non c’è nessuna difficoltà a trovare un esorcista. In questo modo esiste anche quella che io chiamo la scuola, che adesso è scomparsa per il lungo disuso: l’esorcista anziano è aiutato da giovani che, venendo meno lui, sono preparati a sostituirlo. È anche un periodo di grande creatività di formule esorcistiche; menziono in particolare i formulari di Alcuino (+ 804), che entrarono nel Messale Romano Gallicano e poi in parte nel Rituale Romanopromulgato nel 1614. Un merito di quest’epoca è anche che sia il popolo sia i teologi hanno respinto la credenza delle streghe, che stava divulgandosi.

Furono invece assai tristi i secoli seguenti. Si incomincia a dare il nome di streghe a quelle donne un po’ matte, che venivano chiamate bonae feminae ; e invece di esorcizzare le persone, si incomincia a perseguitarle e addirittura a condannarle al rogo. È il crollo di ogni giustizia pastorale e giuridica, che fa perdere la testa anche alle persone più responsabili le quali, sperando di moderare e regolare queste cattive tendenze, emanano disposizioni dalle conseguenze gravissime. Nel 1252 Innocenzo IV autorizza la tortura agli eretici; nel 1326 Giovanni XXII autorizza l’inquisizione contro le streghe. Si incomincia a demonizzare tutto, ma avviene questo fenomeno: dove non si fanno più esorcismi, il loro posto viene occupato dalle persecuzioni; altrove, come nella Spagna nota per l’Inquisizione di Torquemada, si continuarono a fare esorcismi e le streghe non furono perseguitate. Gli anni peggiori furono dal 1560 al 1630, e le nazioni dei protestanti furono assai più colpite che quelle cattoliche.

È giusto ricordare qualche nobile eccezione. È ben documentato il caso di suor Giovanna Fery (1559-1620). Da vari anni aveva stretto patti col diavolo: era una vera strega da consegnare all’Inquisizione e da condannare al rogo, secondo le norme di quell’epoca. Per sua fortuna trovò un prelato di grande cultura e sensibilità pastorale, mons. Luigi de Berlaymont, arcivescovo di Cambrai. Questi ordinò che la suora non fosse processata, ma sottoposta ad esorcismi. Fu liberata e visse poi come suora esemplare. In seguito scoppiò la ribellione contro simili metodi barbari. Merita un particolare ricordo il gesuita Friedrich Spee, che nel 1631 pubblicò il libro Cautio criminalis , in cui faceva una critica spietata contro la tortura e la caccia alle streghe. La reazione fu irrazionale, come era stata irrazionale la persecuzione. Tutto cessò di colpo. Ma non avvenne che le torture venissero sostituite dagli esorcismi, come ci si sarebbe aspettato. La reazione fu più radicale: si era giunti a demonizzare tutto, e ora, dal secolo XVIII in poi, si negò ogni esistenza del demonio, che tutt’al più fu visto come un pupazzo o come l’idea astratta del male. A questo brusco passaggio contribuì la cultura laica, l’ateismo predicato alle masse, il razionalismo del mondo scientifico e culturale. Ne è stata conseguenza quella perdita di fede che stiamo vivendo tuttora, e la crescita d’ogni forma di superstizione, con l’espandersi d’ogni specie d’occultismo.

A che punto ci troviamo. Anche l’ambiente ecclesiastico è stato molto influenzato da tutti questi rivolgimenti. Mi limito al campo di mio interesse. Nel mondo cattolico si può dire che gli esorcisti sono quasi scomparsi da tre secoli. Notiamo bene: qualche esorcista c’è sempre stato; ed è interessantissimo leggere le biografie dei santi, per vedere come molto spesso, pur non essendo esorcisti, hanno liberato le persone possedute. Oggi il mondo ecclesiastico è sprovveduto sia in teoria, sia soprattutto in pratica. In teoria. Da decenni nei seminari e nelle università ecclesiastiche (salvo sempre eccezioni) non si studia più quella parte di teologia dogmatica che, parlando di Dio Creatore, parla degli angeli, della loro prova, della ribellione dei demoni; così negli studi i demoni non esistono più. Non si studia più la teologia spirituale, che tratta dell’azione ordinaria del demonio, la tentazione, e della sua azione straordinaria, la possessione e i mali malefici; tratta quindi anche dei rimedi, tra cui gli esorcismi. Di conseguenza agli esorcismi non si crede più, confermati in questa incredulità dal fatto di non averne mai fatti e mai visti. Non si studia più, in teologia morale, quella parte che riguarda certi peccati contro il Primo Comandamento: la magia, la negromanzia, lo spiritismo, ossia le forme di superstizione più condannate dalla Bibbia e oggi più diffuse. Per cui non si è istruito il popolo di Dio che, quando avvicina i sacerdoti su queste materie, si trova quasi sempre di fronte a un muro di ignoranza e di incomprensione.

Se a queste due grandi carenze, di studio e di esperienza diretta, aggiungiamo gli errori dottrinali di tanti teologi e biblisti, che arrivano perfino a negare gli esorcismi del vangelo, ritenendoli “linguaggio culturale”, “adattamento alla mentalità dell’epoca”, la frittata è completa. È vero che contro questi errori si è alzata la voce dei Pontefici, soprattutto di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, a cui va aggiunto il documento sulla demonologia, promosso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, pubblicato il 26 giugno 1975 e inserito tra i documenti ufficiali della S. Sede. Ma questo non è bastato a dissipare il nebbione della ormai radicata incredulità.

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