Lo spunto per la nostra riflessione sarà una trasmissione televisiva dal titolo accattivante quanto fuorviante : “Misteri”. Nella puntata del 2 Giugno 1997 veniva affrontato un tema molto stimolante per la curiosità dei telespettatori : quello della comunicazione con l’aldilà.
Durante la trasmissione sono stati intervistati due sacerdoti cattolici la cui posizione riguardo questo argomento non collima affatto con quella che la Chiesa Cattolica ha sempre sostenuto. L’ignoranza religiosa tanto diffusa oggi tra i cattolici non aiuta pero’ a discernere il vero dal falso e cosi’ un semplice fedele può pensare che l’approvazione delle pratiche spiritistiche da parte di alcuni sacerdoti sia segno evidente che la Chiesa, in fondo, non le condanna veramente, o che ci sia, al suo interno, un dibattito su questo tema. E invece non e’ cosi’, come vedremo.
Questo episodio ci fa comprendere come in simili trasmissioni si possano dire delle assurdità che chi ascolta prende per verità, anche perché nessuno si preoccupa di controllare se le informazioni divulgate provengono da fonti attendibili. Sempre durante la trasmissione e’ stata trasmessa una serie molto lunga di testimonianze di persone che ricercano la “comunicazione” con i propri cari defunti e che hanno affermato di non trovare alcuna contraddizione tra queste pratiche e il loro essere cattolici praticanti.
Uno spazio molto ridotto e’ stato riservato, invece, alle voci “contrarie”, cioè in contrasto con la linea della trasmissione. La prima e’ stata quella di un esperto del CICAP (Comitato Italiano di Controllo sulle Affermazioni del Paranormale), il quale ha dimostrato come le registrazioni di presunte voci dall’aldilà fatte su nastro e ricevute da radio ricetrasmittenti altro non sono che messaggi inviati da radioamatori il cui significato risulta comprensibilissimo se esse vengono decodificate con un apposito apparecchio. L’altra voce “contraria” e’ stata quella di una persona appartenente al GRIS (Gruppo di Ricerca ed Informazione sulle Sette).
Premesso che la Chiesa non intende mai condannare le persone, specialmente quelle afflitte da sofferenze gravissime per un lutto recente, è tuttavia necessario, anche e soprattutto per questi nostri fratelli, chiarificare che essa ha sempre condannato le pratiche spiritistiche.
Già l’Antico Testamento è chiaro a questo proposito (Dt 18,12), così come il Nuovo Testamento (At 13,6-12; 16,16-24; 19,18-20). La condanna dello spiritismo è stata trasmessa ininterrottamente attraverso l’insegnamento dei Padri e dei Dottori della Chiesa fino al responso negativo del S. Uffizio del 24 Aprile 1917 sulle comunicazioni spiritistiche. Questo responso e’ stato confermato dal Catechismo della Chiesa Cattolica ai n. 2116 e 2117. In esso si respingono, tra le altre, la pratica della evocazione dei morti e il ricorso ai medium e si mette in guardia i fedeli dallo spiritismo.
Vista la diffusione di tali pratiche anche tra i cattolici la Conferenza Episcopale della Toscana ha pubblicato la Nota pastorale “A proposito di magia e demonologia”. Al n. 9 della Nota si parla delle sedute spiritiche e, riferendosi a chi fa tali pratiche, si dice che ” … in realtà essi introducono una forma di alienazione dal presente e operano una mistificazione della fede nell’aldilà, generalmente con trucchi agendo di fatto come strumenti di forze del male che li usano spesso per fini distruttivi, orientati a confondere l’uomo ed allontanarlo da Dio”.
Se e’ chiara, come abbiamo visto, la posizione della Chiesa su questo argomento, e’ anche chiaro che essa non può cambiare solo perché cambiano i modi per comunicare con i defunti : anche se non ci si riunisce intorno ad un tavolino, ma si cerca la voce del proprio caro nella televisione, nella radio, nel registratore o nel computer il processo e’ lo stesso perché e’ sempre un modo per evocare, cioè chiamare, il defunto. Non si può, dunque, in alcun modo affermare che le pratiche spiritistiche siano conciliabili con l’insegnamento della Chiesa Cattolica, o che tali pratiche possano essere espressione di fede nel senso in cui l’intende la Chiesa Cattolica.
Cercare il contatto con l’aldilà e’ segno di :
1) Ignoranza o scarsa fede nei riguardi di ciò che Dio ci ha rivelato attraverso la Scrittura e la Tradizione
2) Incapacità di rassegnarsi alla volontà di Dio che, per motivi solo a Lui noti, ha permesso la morte di un nostro caro e che si aspetta da noi, anche nella prova durissima, l’esercizio della fede, della speranza e della carità.
3) Imprudenza, poiché, quando si fanno pratiche apertamente in contrasto con l’insegnamento della Chiesa, ci si mette in un terreno minato dove si può essere vittime di imbroglioni, ciarlatani o addirittura si può rischiare di suscitare l’intervento negativo di spiriti maligni che, approfittando della poca fede di chi e’ presente a queste riunioni, potrebbe agire in modo da confondere, spaventare o vessare le anime. Non sono poche le testimonianze di persone che, dopo una pratica spiritistica, hanno manifestato segni di squilibrio anche in modo permanente o hanno dovuto fare ricorso all’aiuto di un esorcista.
4) Ingenuità di fronte a strani fenomeni che potrebbero avere una spiegazione semplice : se si sentono voci strane non e’ detto che esse vengano dall’aldilà, potrebbero essere frutto di allucinazioni, suggestione, mitomania, o semplicemente provenire da una persona viva e vegeta, un radioamatore per esempio.
Un’altra considerazione si potrebbe fare sul fatto che i defunti che “comunicano” con i parenti dicono sempre di essere nella beatitudine : realtà consolante e che tutti certamente dobbiamo sperare. Ma chiediamoci : come possiamo noi sapere con certezza assoluta qual’ è la sorte eterna di una persona defunta? Non rischiamo così di metterci al posto di Dio? Per renderci conto di quanto sia insondabile e misterioso il giudizio di Dio sulle anime passate all’altra vita prendiamo ad esempio la Chiesa: essa esercita grandissima prudenza quando si tratta di dichiarare la santità di una persona.
Chiediamoci anche se, cosi’ facendo, non rischiamo di privare i nostri cari defunti delle preghiere di cui forse hanno ancora bisogno. Sappiamo, infatti, che esiste la possibilità che le anime debbano passare attraverso la purificazione prima di giungere alla beatitudine eterna ed e’ proprio in questo frangente che esse hanno più bisogno dei nostri suffragi.
Purtroppo sono molte le famiglie colpite da lutti gravissimi specie a causa della morte di figli giovani e giovanissimi. Perché non ci sono trasmissioni televisive o inchieste giornalistiche che raccontano le storie di queste famiglie nelle quali, pur nella sofferenza continua e straziante, nessuno perde la fede, anzi essa viene purificata ed accresciuta dalla accettazione serena della volontà di Dio. Queste mamme e questi padri sono infatti consapevoli che Egli stesso, come Padre, ha sacrificato il Suo Figlio innocente per tutti noi. In queste famiglie la fede diventa speranza nel futuro ritrovarsi con il proprio figlio momentaneamente perduto e la speranza si colora di carità concreta e fattiva verso il prossimo sofferente. Invece di chiudersi nel proprio dolore e nella ricerca spasmodica della voce del proprio figlio ci si apre all’altro e si ritrova il proprio figlio nello sguardo sofferente di un fratello o una sorella ammalati, carcerati, poveri o semplicemente abbandonati.
Siamo certi che questa carità autentica creerà una vera comunione spirituale tra coloro che sono rimasti su questa terra e i loro cari defunti perché si tratta di una comunione fondata sull’amore verso Dio e verso il prossimo che può oltrepassare, certamente, anche i confini tra il mondo materiale e quello spirituale.
di Raffaella di Marzio
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