Questo illustre Santo Fondatore dei Passionisti ebbe molto a soffrire per le vessazioni del demonio, che durarono fino alla sua morte.
1 ) Come oro nel crogiuolo.
In tutte le angherie del diavolo procurate a questo Servo di Dio, c’era il consenso del Signore, il quale gli aveva detto chiaramente: « Ti voglio far calpestare dai diavoli ». Affermano i testimoni della santità di lui: « Avendo la divina Maestà data la permissione ai maligni Spiriti di molestarlo, ne facevano, come suoi dirsi, una pelle, per la gran rabbia che avevano contro il medesimo: e per la Congregazione che aveva istituita, e per le anime che andava prendendo col mezzo delle sue SS. Missioni, e molto più per la devozione alla Passione di Gesù che egli fervorosamente promoveva ».
2) Forme diaboliche.
Gli apparivano i demoni ora in forma di uomo gigante con una clava in mano per bastonarlo; ora di un gran cagnaccio rabbioso che volesse morsicarlo, ora di un gattone nero nero, ora di un uccellacelo grosso e deforme, con grandi ali come per soffocarlo, e in molte altre figure, sempre orribili. Avendogli chiesto un confratello come fosse il demonio, rispose: « Com’è fatto? E’ tanto deforme quella bestia infernale che metterebbe spavento anche agli orsi ».
3) Rumori e fischi infernali.
Gliene facevano di tutti i colori quei tremendi spiriti infernali. Disse un giorno: « Son tante e sì continue le molestie che mi danno gli spiriti infernali, che niente mi lasciano riposare la notte, la quale per me è un martirio. Quando vado al riposo e appena prendo un poco di sonno, che mi vengono all’orecchio, rumoreggiando a guisa di tromba ».
Una sera, scherzando, disse: « Che non mi lascino dormire la notte, pazienza; ma che non mi lascino neppure dormire il giorno!… Anche oggi i Bernif (come chiamava i demoni), mi hanno fischiato nell’orecchio e non mi hanno lasciato dormire ». Questi fischi erano così forti e orrendi, che si svegliava tutto atterrito e spaventato.
4) Il cagnaccio, il gatto…
Il P. Giammaria, confessore del Santo, attesta che il S. Paolo un giorno gli disse, che di notte il demonio gli era saltato sopra il letto in forma di un gran cagnaccio… Altre volte gli tirava via le coperte, o si metteva a camminare sopra il suo letto in forma di gatto.
Talora sentivasi tutto inorridito e i capelli tutti ritti in aria, avvertendo il suo spirito la viva presenza dei demoni.
Quante notti d’inferno gli faceva passare! Disse una volta in confidenza a Fratel Francesco Luigi: « Questa notte mi credevo veramente di morire, perché non ho potuto dormire un mo mento; mi ha così fieramente assalito il demonio da ogni parte, e mi ha tanto combattuto per tutta la notte, che è miracolo come sia vivo questa mattina, perché è stata sì fiera questa nottata che non so spiegarmelo »! Nel dire questo faceva davvero tanta compassione, soggiunge il testimone, vedendolo così bersagliato dal demonio.
5) Colpi di testa al muro!…
Si legge nei « Processi » che una volta a Roma accadde questo fatto, così narrato dal Fratello infermiere.
Avendo messo a letto il Servo di Dio, come al solito « mi ero già addormentato, quando sentii un gran colpo nel muro, seguito da un grande fracasso. Mi alzai e corsi subito nella camera del P. Paolo. Vidi che nel letto non c’era, nella stanza non mi riusciva di vederlo; lo trovai, alla fine, in terra, sotto il pagliaccio, accantonato al muro in modo tale, che se uno avesse voluto mettervelo di proposito, non ci sarebbe riuscito. Il povero Padre giaceva lì quasi senza fiato e privo di sensi; scansai alla meglio le cose che lo coprivano e lo estrassi dipeso di lì sotto, mettendolo sul letto a sedere. Quando si riebbe, gli domandai che cosa era accaduto. Con somma pazienza mi disse:
— Cosa volete che vi dica? Mi ero posto un poco ginocchioni al di là dell’altra parte del letto, e adesso mi trovo qui… Guardate un po’ la testa se vi è qualche rottura —!… L’osservai e vi trovai un’ammaccatura; avendomi detto, poi, che quel botto da me udito contro il muro l’aveva dato lui con la sua testa, restai meravigliato come non se la fosse rotta. Il demonio lo aveva strapazzato e torturato in quel modo. Fu obbligato a stare al letto alcuni giorni per il dolore alla testa ».
Lo stesso episodio il Santo narrò anche al confessore. Richiesto come si sentisse, rispose molto saggiamente: « Iddio non per mette che le operazioni del demonio facciano molto nocumento; ma del bene non te ne fanno già, veh!… ». Anche questa volta aveva ricevuto dai demoni « la solita paga », com’egli si espri meva, parlando di certi fatti…
6) Rabbia satanica.
Nella missione che fece a Monte Orgiali, il demonio, nella notte della predica della pace, lo tirò via dal letto per i piedi, e lo trascinò per terra, dicendogli che era venuto per inquietarlo, poiché gli aveva rubato molte anime.
Predicando la Missione a Camerino, nel 1750, il Santo confessò che, essendo andato a riposare un pochino nel pomeriggio, gli s’era riempita tutta la camera di diavoli. Il che accadde anche nella città di Sutri. Qui i demoni lo bastonarono con tanto fracasso, che la famiglia presso la quale era ospitato, ne rimase fortemente terrorizzata.
7) Il Disturbatore.
Quando, poi, prendeva la penna per scrivere lettere a qualche personaggio per la gloria di Dio, oppure per la direzione di anime, erano guai sul serio. I demoni erano così numerosi a molestarlo, che sembravano mosche, facendo del tutto per farlo desistere da scrivere: si mettevano sopra la carta su cui scriveva o gliela gettavano addirittura via; oppure gettavano lontano il calamaio (come il Maligno fece più volte anche a S. Gemma Galgani). Così il Santo per dispetto li chiamava: « Malatasca, tignosi, berniffi »…
8) Il « Benvenuto » di Satana!…
Quando si recava a fare la S. Visita a Monte Argentaro, giunto ad un luogo deserto detto « La Feniglia », i demoni, messi in fila perfetta, di qua e di là, facendo ala al suo passaggio, gli davano il « benvenuto » a modo loro, come faranno certamente con quelli che accolgono all’inferno, e cioè: bastonandolo, strapazzandolo, cercando di gettarlo giù da cavallo ecc…; qualche volta ci riuscivano davvero. Né contenti di quanto gli avevano fatto per strada, gli davano il resto la notte, non solo percuotendolo, ma tormentandolo in molti altri modi di loro gusto.
Talvolta gli eccitavano tanta bile, che si sentiva noioso a se stesso, per cui s’isolava, temendo che gli potesse uscire di bocca qualche parola impertinente. Oppure eccitavano la rabbia ed il nervosismo in quelli che dovevano trattare con lui. Altre ancora lo riempivano di malinconia, tristezza e tedio, tanto da costringerlo quasi a commettere atti inconsulti. Una volta, per esempio, si sentiva stimolato ad andarsene fuggiasco per la selva, volendo addirittura scomparire; oppure si sentiva fortemente spinto a gettarsi dalla finestra addirittura. Lo tentavano perfino al punto di convincerlo che ormai per lui non c’era più speranza, Dio gli aveva voltato le spalle, era nel numero dei dannati, anziché in quello dei predestinati, ecc… Allora tremava dallo spavento e chiedeva aiuto e compassione a tutti, perché avessero pietà di lui e pregassero per la sua salvezza eterna.
9) Medici occasionali…
Curiosa fu la comparsa che una volta gli fecero i demoni nel Ritiro di S. Angelo di Vetralla (Viterbo), dove si trovava infermo. In piena mattina, gli comparvero due in stanza, vestiti in abito nero, quale usano generalmente i medici. Come se fossero stati chiamati apposta, incominciarono a consultarsi sul male che lo affliggeva. Il Santo comprese subito che si trattava di spriti maligni, prese il bastone, che teneva sempre vicino a sé e li cacciò via, dicendo: « Andate a casa vostra, canaglia scomunicata! ». La visione subito scomparve.
10) Scherzi per modo di dire…
Di scherzi il demonio gliene faceva continuamente. Così, quando nella Missione di Sutri, la donna di casa ov’erano ospiti i Missionari, preparava loro la cioccolata, dato che erano quasi sfiniti per aver atteso alle confessioni tutta la notte. Per ben due volte la teiera si trovò rovesciata, piena del cioccolato già pronto per essere servito. La stessa signora ne era fortemente spaventata, perché aveva veduto con i propri occhi quando una mano invisibile la stava rovesciando.
Altra volta il demonio, dato che il Santo sentiva freddo ed avrebbe voluto mettersi indosso (era la prima volta) la coperta di lana finissima donatagli dal Card. Colonna, la fece sparire e fu, poi, ritrovata fra il pagliericcio e il muro, piegata a pieghe lunghe e strette, così bene, che sembrava l’avesse fatto una persona espertissima del mestiere et quidem con somma diligenza.
11) Il bastonatore.
Ma, il diavolo non scherzava affatto quando lo prendeva a bastonate.
Andando al Ritiro di Terracina con alcuni confratelli, giunto ad un luogo detto « Paladina », si fermò e mandò avanti i compagni di viaggio.
Rimasto solo, gli comparvero i demoni e gli diedero tante bastonate, così sonore, che alcuni contadini, i quali lavoravano lì vicino, sentirono un grande rumore e se ne spaventarono, non vedendo nulla e non potendosene dare ragione.
Arrivò al Ritiro più morto che vivo, né volle gustare nulla; anzi, si mise subito a letto, ove fu costretto a restare per più giorni. Benché interrogato dai confratelli, che lo vedevano pallido e livido come un cadavere, che cosa avesse, non rivelò nulla a nessuno. Il Superiore, però, fece venire il medico, il quale assegnò diversi medicamenti, che il Santo prese per obbedienza soltanto, non trovandovi alcun giovamento, dato che il male non era naturale. Gli uscì di bocca solo questa frase : « Questo viag gio sarà per me memorabile finché campo! »…
Altra volta, trovandosi in viaggio insieme a P. Nicolao, dovettero dormire nella stessa stanza. Ad un tratto questi vide entrare un essere umano, dal volto terribile e di figura gigantesca, che lo spaventò al punto di tremare e agitarsi enormemente per la paura. Disse, allora, al Santo: « Vede, lei? ». Egli rispose: « State quieto, non abbiate paura, non è venuto per voi, no! ». E l’indomani si videro sulle gambe del P. Paolo tante macchie nere e lividure, cioè i segni dei colpi che il demonio gli aveva dato la notte.
12) « Tu, non la vincerai! »…
Il Santo si liberava dalle vessazioni del demonio e lo metteva in fuga, sia con il Crocifisso che alzava fra le mani, sia con il bastone che teneva sempre vicino al proprio giaciglio.
Sperimentò che i demoni temevano pure « Il Segno della Passione », che i religiosi Passionisti portano sul petto, come loro distintivo. Per questo esortava pure i suoi confratelli a non toglierselo neppure la notte.
Alcune volte, per scacciare i demoni che infestavano quache sua casa religiosa, detta Ritiro, si servì anche della SS. Eucaristia. Così accadde a Monte Argentare ove portò in processione la Pisside attraverso i corridoi, fermandosi ogni tanto per recitare uno scongiuro, « ben carico » dicono i testimoni, e i demoni scomparvero.
Al confratello P. Giammaria, invece, impose per lettera: « Bi sogna far argine al nemico, mostrandogli i denti, come suoi dirsi; tormentandolo con rigorosi precetti (scongiuri)… Li scriva, li faccia verbali, con stola al collo, li affigga in camera dei Novizi con gran fede, e li faccia con grand’impero in Nomine Jesu ».
Usò pure spesso la Corona del Rosario. Se la metteva al collo con grande fiducia, e i demoni, che tremano dinanzi alla Vergine Santa, se ne fuggivano con grande spavento.
Specialmente efficace trovò l’Acqua Santa, che non voleva mancasse mai nella sua cella, anche quando non era quella abituale.
Trovandosi nel Ritiro di Terracina, era già in stanza, quando si accorse che mancava l’acqua benedetta. Per non disturbare, rimase senza; ma, ci pensò il Signore a mandargliela quando ne ebbe bisogno, ispirando a fare questo il P. Giovanni di S. Raffaele, mentre stava pregando. Egli così racconta:
« Lo trovai seduto sul letto con la faccia mesta ed afflitta. Presentatagli l’acqua benedetta, subito si rasserenò e mi disse che la sua cella sino allora era stata piena di demoni, che l’avevano tormentato e che con l’acqua santa erano subito spariti; aggiungendo che anche per la strada l’avevano travagliato a mo tivo che dispiaceva assai al demonio, che egli avesse fondato quel Ritiro a Terracina, in cui si lodava Iddio notte e giorno.
Con tutti questi mezzi, principalmente, riusciva sempre ad avere il sopravvento sui demoni, anche se talvolta lo maltrattavano tanto e lo terrorizzavano fino a fargli rizzare i capelli dallo spavento. Perciò si compiaceva di chiamarli « Mirmicoleon », cioè formica e leone: poiché essi sono formica con chi li combatte come un leone; e sono leoni con quelli che si comportano da formica contro di essi.
Nonostante il demonio non desistette mai dal tormentarlo sino al termine della sua laboriosa vita. Disse il Santo in casa di un certo Domenico Costantini: « Bernif, bernif… non so proprio cosa voglia da me »!
Lo sapeva, invece, molto bene: voleva, cioè, vincere almeno una volta, ma non vi riuscì mai. Quando altercava con gli spiriti Maligni, ripeteva sempre: « Tu non la vincerai »!
E così fu!
(Cfr. P. Cristoforo dell’Addolorata: Il Gigante della Croce, Ed. Paoline, 1951, Novara, pp. 423-430).
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