Chi non conosce S. Gian Maria Vianney, molto meglio, però, conosciuto come il Curato d’Ars? Tutti lo conoscono e sanno quante volte il demonio, che egli chiamava « Chiappino », lo abbia tormentato, onde scoraggiarlo nell’opera di bonifica che faceva nelle anime dei poveri peccatori, specialmente con le confessioni.
La sua vita di zelo, di digiuni, di penitenze, di conversioni, è tutta infarcita da continue molestie diaboliche, le quali gli procuravano tante noie e fastidi di giorno, non lasciandolo in pace a dormire e a riposare, neppure la notte.
Una volta si trovava a predicare le Missioni al popolo di Saint-Trivier. Per le confessioni erano venuti di rinforzo molti sacerdoti vicini a quella Parrocchia.
Una sera, dopo una giornata particolarmente faticosa, mentre era seduto a mensa con altri sacerdoti, accorsi a prestare la loro opera di ministero, i presenti incominciarono a ragionare sulle molestie degli spiriti maligni, cui essi non credevano e che certe fantasie dipendono dai troppi digiuni, dal cervello e mente esaltata, nonché da menti morbose e nevrotiche, suggestioni, impressioni vane e sciocche illusioni. Quando tutti si dettero la buona notte e si ritirarono nelle camere, il Santo Curato d’Ars disse loro bonariamente: « Speriamo che questa notte possiate tutti dormire tranquillamente ».
Le parole furono accolte da una bella risata da parte di tutti.
Ma il Curato continuò imperterrito: « Tuttavia, se qualche cosina accadesse, non spaventatevi. Buona notte! ». Altra risata larghissima, accompagnata da spiritosi commenti, sopra i sogni del Curato, che mangiava troppo poco, dormiva male e pigliava i topi per diavoli.
E’ notte fonda. Regna dovunque un silenzio tombale. Satana veglia!
Nel più bello del primo sonno, si scatena in tutta la casa un fracasso assordante. Pareva che la casa andasse a soqquadro; le porte sbattevano, i vetri scricchiolavano, le mura barcollavano, e si udivano dappertutto certi paurosi crich! crachì… Traballano le stanze e i lettini, nel buio si vedono passare avanti e indietro giganti neri e pelosi con la barba rossa come la bragia, i quali, come forsennati, buttano a terra sedie, quadri, armadi ed altri oggetti fra voci cavernose. Sul solaio sembrava che transitasse e marciasse un esercito intero, con la cavalleria pesante, l’artiglieria da montagna e carri armati di vario tonnellaggio. Poi fischi da ogni parte, sogghigni paurosi, imprecazioni, bestemmie, ecc. I lumi non si accendevano più.
Quei poveri Preti non sapevano più dove rifugiarsi, o nascondersi. Tutti invocavano il buon Curato. Fu una notte d’inferno.
All’annuncio che ne aveva fatto il Santo, essi avevano creduto che fosse uno scherzo, fecero gli scettici, gli spiriti forti; ma, poi, capirono la lezione, né si facevano più celie del Curato (Vita, scritta dall’Abate Monnin).
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